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De Amicis

Il teatrino Rissone

Teatrino Rissone

Per le caratteristiche delle marionette, fra cui le mani e i piedi di piombo, se n’è fatta risalire l’origine all’area del Veneto, Friuli, Venezia Giuli, mentre numerose scene ricordano i pittori/scenografi che operarono per il Teatro alla Scala di Milano. Le piccole dimensioni delle scene e delle marionette fanno supporre che fossero state costruite per un teatro privato, su ordinazione di qualche ricco e nobile signore.

La documentazione che le accompagna, copioni, parte del vestiario e dell’attrezzeria, nomi di testi e gestori, testimoniano che quel teatrino agì, poi, grazie ad impresari e marionettisti professionisti a Modena, Bologna e altre località della zona.

Il teatrino venne acquistato, verso la fine del 1800, da Vittorio Rissone, padre di Giuditta e Checco: “Lo comperò – raccontava Checco Rissone – pensando che un giorno, data la tradizione della nostra famiglia, qualcuno dei suoi discendenti avrebbe potuto, per scelta o per bisogno, diventare marionettista”. Così non fu.

Il Teatrino “Rissone” è una tra le più preziose collezioni del Museo Biblioteca dell’Attore. L’Ente, nato nel 1966 dal Teatro Stabile di Genova, nel 1976 è diventato una Fondazione. Ne sono soci fondatori: Comune, Provincia, Camera di Commercio e Teatro di Genova. Nel 1994 la Regione Liguria lo ha riconosciuto Ente di rilevanza regionale. Un suo primo restauro, effettuato negli anni ottanta, è stato possibile grazie al contributo del Ministero dei Beni Culturali e della Regione Liguria.

Marionette Teatrino Rissone

COSTUMI E ATTREZZERIA

I costumi, dal punto di vista del taglio e della linea, seguono con fedeltà minuziosa e sorprendente la struttura delle marionette e la tecnica di animazione ad esse relativa: ciò si evidenzia, soprattutto, dalla forma delle maniche e della scalfatura, che, tra l’altro, è identica per ogni costume, qualsiasi sia l’epoca in questione, e che evidentemente era studiata per consentire il movimento delle braccia, fissate con perno a vite, e, pertanto, limitate ai soli spostamenti verticali.

Gli abiti sono confezionati con la cura minuziosa che il tipo di taglio richiedeva, gli orli ribattuti a mano, la profilatura con orlo “à jour” per la biancheria, i pizzi e le bordure applicati con punti fittissimi seguendo schemi decorativi di sintesi simbolica che differenziano il taglio uniforme dell’abito stesso, l’aderenza dei tessuti al busto femminile sostenuta da piccole stecche di balena, ecc. Gli accessori dei costumi prevedono, oltre alla biancheria, scarpe, elmi, cappelli, calze, cinture e parrucche.

Il materiale di attrezzeria comprende un numero notevole di elementi di arredo dai caratteri stilistici molto diversi, quali si riscontrano in tavoli e sgabelli medioevali, poltrone e divani barocchi e rococò, tavoli e stipi di gusto maggioliniano ed esemplari caratterizzati dalle forme tipiche dei primi decenni di questo secolo; nonostante la loro varietà, i singoli pezzi non tradiscono i canoni proporzionali tipici del teatro, e adottano come unità di misura le marionette del fondo.

Completano l’attrezzeria molti piccoli manufatti come armi, strumenti musicali, appendiabiti, giberne, attrezzi da lavoro, un carretto da arrotino, un tavolo da ciabattino, animali, ecc.

 

Si ringrazia il Museo Biblioteca dell’Attore per le informazioni di carattere storico e generale.

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