Biblioteche di Genova » La DeA vintage
Nelle biblioteche si deposita il passato come in strati geologici di parole silenziose.
È da questa citazione di Italo Calvino (dalla conferenza del 1984 alla fiera del libro di Buenos Aires) che nasce l’idea della DeA vintage. Non potrebbe esserci frase migliore per descrivere la realtà dei numerosi libri che restano muti e dimenticati negli scaffali, sedimentando come anonimi reperti archeologici mai ritrovati. Con “La DeA vintage” iniziamo a scavare nel passato, almeno in superficie, alla ricerca di voci silenziose da far riaffiorare.
IL JOLLY DEI RAGAZZI, ATOMINO, I SUOI AUTORI
Può ancora interessare ai bambini di oggi come si misura l’altezza di una torre sulla quale non è possibile salire e calare un filo a piombo? Può ancora interessare ai bambini di oggi costruire una piccola barca a reazione? Oppure un pluviometro o un telegrafo luminoso?
Sono domande che sanno di nostalgia ma che è necessario porsi. Negli anni ’60 e ’70 l’educazione dei bambini era molto diversa. Le competenze e conoscenze nei vari ambiti si imparavano dalla pratica e dalla manualità; il gioco era abilità a costruire e inventare; il sapere era fatto di viti, cartoni, acqua, terra, pezzi di legno.
Qui alla DeA abbiamo in mano un libro che è tutto questo e molto di più, estratto con meraviglia dal nostro fondo di conservazione: Il Jolly dei ragazzi – Manuale pratico del tempo libero (Fratelli Fabbri Editori, 1977).
Nella pagina che abbiamo dedicato al libro potete scaricare un opuscolo con alcune attività per bambini e ragazzi proposte dal manuale e leggere un approfondimento sugli autori.
MAX E MORITZ, WILHELM BUSCH E L’UMORISMO NERO
Per il secondo appuntamento de #LaDeAvintage abbiamo scelto Max e Moritz e altri buffi personaggi, un libro di Wilhelm Busch, nell’edizione del 1971 edita da Bietti.
La copertina li ritrae con il sorriso. Sembrano volti innocenti, ma così non è. Max e Moritz sono fra i monelli più crudeli e perfidi della letteratura per l’infanzia e godono senza rimorso dei danni provocati dai loro brutti scherzi. I “misfatti” – così vengono chiamati in questa edizione del ’71 – per fortuna sono soltanto sette ma, già dal primo, in cui si palesano come feroci aguzzini di tre galline e un gallo, si rimane un po' sconcertati. La narrativa per i bambini di una volta non era così edulcorata e ammansita come quella odierna e, di sicuro, anche la sensibilità è molto cambiata.
Max e Moritz nascono nel 1865 dalla penna dell’umorista, disegnatore e poeta tedesco Wilhelm Busch (1832–1908) che, pur essendo un ritrattista della cattiveria, è stato l’artista geniale che ha dato vita con Max e Moritz ad uno dei primi esempi di fumetto moderno. Mancavano ancora le nuvolette ma le storielle in rima di Busch sono a pieno titolo “letteratura disegnata”, che è la definizione chiave che Hugo Pratt ha dato alla fumettistica.
All’opera di Busch abbiamo accostato la versione di Giorgio Caproni, Max e Moritz ovvero Pippo e Peppo, BUR edizioni.
Vi proponiamo un assaggio dei misfatti perpetrati da Max e Moritz nelle due edizioni.
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VIAGGIO AL CENTRO DELLA SPUGNA
Entrare nel libricino Viaggio al centro della spugna di Hans Traxler significa precipitare in un mondo dell’assurdo che inizia vorticosamente a catturare altre assurdità intorno. È come una tromba d’aria che rapisce il lettore e lo trasporta nella mente scherzosa e paradossale di alcuni grandi della letteratura. Fra questi Jorge Luis Borges, e tra poco vi racconteremo il perché.
Vi anticipiamo solo che, grazie al Viaggio al centro della spugna siamo approdati increduli nientemeno che all’archeologia fiabesca (scienza/ricerca sul campo dei fatti esposti nelle fiabe) nonché ad uno dei più celebri scherzi letterari della storia e al gioco delle finzioni. Il resto potete leggerlo qui>