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Rudyard Kipling

La rubrica “ Una settimana con…” iniziativa a cura del Sistema Bibliotecario Urbano, è dedicata questa settimana al grande scrittore Joseph Ruyard Kipling (Bombay 1865- Londra 1936), autore di classici per ragazzi come: Il libro della giungla, Capitani coraggiosi e altre storie di mare, Kimdai quali sono stati tratti alcuni fortunati film.

 

 

Joseph Rudyard Kipling nasce a Bombay, India, il 30 dicembre 1865, da genitori inglesi. Il padre John Kipling era curatore del Museo di Lahore, nella regione del Punjab, ed insegnante di scultura architettonica: da lui il futuro scrittore erediterà quel discreto talento di disegnatore che avrebbe poi usato per illustrare alcune delle sue storie. All'età di sei anni, insieme alla sorella Trix, Rudyard viene inviato in Inghilterra, presso una famiglia di parenti affinché gli venga impartita una corretta educazione inglese. La lontananza dai genitori, il distacco avvenuto in così tenera età provocano nell'animo del giovane Kipling una profonda e dolorosa ferita che non si rimarginerà. La famiglia Holloway che lo accoglie utilizza metodi di educazione severi e malevoli: considerano Rudyard un po' selvaggio e gli infliggono punizioni fisiche e psicologiche talmente pesanti da compromettergli la salute e la vista. Per fortuna nel 1877 ritorna la madre dall’India, chiamata per assistere il ragazzo in precario stato di salute. Grazie alle cure materne, si ristabilisce e s’iscrive a un collegio militare dove sperimenta la durezza della vita. Ritorna in India e intraprende la carriera giornalistica. Comincia a pubblicare i primi libri, ottenendo una discreta popolarità, grazie alle atmosfere indiane che fanno da sottofondo ai suoi racconti. Con i successivi capolavori “Il Libro della giungla”, “Kim”, “Capitani coraggiosi”, raggiungerà il successo, in gran parte dovuto al suo particolare stile narrativo. Nel 1907 gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Kipling nella sua vita ha vissuto oltre che in India e Inghilterra, anche quattro anni negli Stati Uniti; è stato corrispondente di guerra in Sudafrica durante la guerra anglo-boera e sul fronte occidentale e poi italiano nella Prima Guerra Mondiale. Negli anni venti scrisse la sceneggiatura di alcuni film muti e fu giornalista itinerante per l’Europa.

 

 

La poesia, composta nel 1910,fu inserita nel capitolo "Brother Square Toes”della raccolta Ricompense e fate (“Rewards and Fairies”). In italiano fu tradotta nel 1916 da Antonio Gramsci, mentre Baden Powell, l’inventore dello scautismo, se ne innamorò la prima volta che la lesse. Un aspetto curioso per un autore così amato ora in ogni latitudine e al di là dei diversi credi religiosi, quando a lungo Ruyard Kipling, uomo dei suoi tempi, fu accusato di essere fautore del colonialismo inglese e di eccessivo laicismo.

La poesia“Se” è una stupenda dedica di un padre al proprio figlio John,allora tredicenne. Il messaggio di Kipling è chiaro: vivere con pienezza la propria vita non è facile, ogni situazione va interpretata rispettando alcune regole interiori, l’umiltà, la pazienza, il coraggio, la tenacia, la sincerità, un giusto equilibrio fra immaginazione, sentimento e razionalità. Soltanto così, per lo scrittore, ogni istante dell’esistenza avrà significato, in quel viaggio breve ma fondamentale di cui ognuno sarà il protagonista, non soltanto spettatore. Una stupenda poesia che soprattutto indica il compito precipuo di un padre: educare il figlio a diventare uomo.

 

 

 

IF (SE)

 

Se saprai mantenere la calma quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: "Tenete duro!"

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!»

 

 

 

(Marino Muratore curatore della rubrica)

 

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