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Giana Anguissola

Marino Muratore, ideatore e curatore della rubrica

 

La rubrica “Una settimana con...,” iniziativa del Sistema Bibliotecario Urbano, ha come protagonista della settimana la scrittrice “Giana Anguissola”, una delle autrici più amate dalle giovani lettrici nel ‘900.

 

Biografia

Nata a Piacenza il 14/01/1906 e morta a Milano il 12/02/1966, Giana Anguissola si appassionò precocemente alla pittura e alla letteratura per ragazzi. A sedici anni scrisse le prime opere di narrativa.
La sua carriera letteraria è iniziata raccontando una bugia: infatti giovanissima si era presentata alla redazione del Corriere della Sera con un suo racconto, chiedendo di essere ricevuta dal direttore Luigi Albertini, "Perché Annie Vivanti (allora nota scrittrice) ha letto il racconto e mi manda da lui". Il colloquio ebbe successo e da quel momento Giana Anguissola collaborò con numerosi periodici milanesi collegati al Corriere della Sera, ovvero su La Lettura, La Domenica del Corriere e Il Corriere dei Piccoli.
Negli anni ‘30 si affermò come scrittrice per ragazzi, scrivendo novelle e racconti a puntate sul "Corriere dei Piccoli" che spesso illustrava lei stessa con personaggi che chiamava "pupazzetti". Il suo primo romanzo per adulti ottenne nel 1933 un importante riconoscimento al Premio Viareggio.
Il grande successo le arrise solo nell’immediato dopoguerra e questa volta con suoi romanzi per i ragazzi: Il diario di Giulietta (1954), Priscilla (1958) Pierpaola (1959), L'inviata specialissima (1959), Io e mio zio, (1960), opere letterarie che erano destinate soprattutto alle giovani adolescenti.
Nel 1957 vinse il Premio Saint-Vincent per il giornalismo e nel 1964 il Premio Bancarellino, con il romanzo che le regalerà una grande popolarità : Violetta la timida
Giana Anguissola come scrittrice aveva una visione anticonformista del ruolo della donna. Le protagoniste dei suoi romanzi sono sempre giovani adolescenti che trovano le soluzioni per risolvere i problemi o indicano nuove vie da percorrere. Un altro aspetto particolare presente nei suoi racconti è che i mondi maschile e femminile, dopo una fase di antagonismo, collaborano insieme per creare una società civile più giusta e a dimensione di ogni essere umano.
Nel 2016, per il cinquantesimo della morte della scrittrice, il Comune di Travo in val Trebbia, dove Giana Anguissola trascorreva molto tempo nella sua residenza estiva. ha organizzato un convegno lei dedicato. Il professor Angelo Nobile, docente all’Università di Parma, ha sottolineato in tale occasione come le opere di Gianna Anguissola abbiano rivestito un ruolo importante nella formazione della generazione successiva al dopoguerra. Secondo sempre il professor Angelo Nobile: “Giana Anguissola ci descrive società, famiglia e scuola del tempo: una società ancora rigidamente divisa in classi sociali, con ampie sacche di povertà; una famiglia saldamente strutturata, dominata dall’autorità dei genitori; una scuola ancora autoritaria e trasmissiva, ma già percorsa da fermenti di rinnovamento. Ci parla di vita quotidiana, di mentalità e di valori dominanti e, soprattutto, di un’adolescenza con i suoi sogni e le sue aspirazioni, spesso soffocati dalla famiglia. Una preziosa testimonianza dell’Italia di ieri, nella quale affonda le radici quella di oggi”.
Prezioso è stato durante il convegno anche l’intervento della prof.ssa Sabrina Fava, Università Cattolica di Milano, che ha posto l’accento su alcune caratteristiche della scrittura di Anguissola, che “nello scompaginare le carte, i luoghi comuni, la sua inafferrabilità tanto simile ai gatti che molto amava, riesce a essere leggera e pensosa nel narrare il giornalismo anche ai ragazzi”, mettendo in dialogo più generazioni nella trasmissione di valori positivi al servizio della collettività.
Giana Anguissola ha collaborato come scenografa e costumista con la Scala di Milano

 

Recentemente è stato girato un documentario sulla vita della scrittrice e questo è il link del trailer:

https://vimeo.com/707230495

 

 

Violetta la Timida

Il romanzo “Violetta la Timida” è stato scritto da Giana Anguissola nel 1963 e ha vinto il Bancarellino nel 1964. Un libro che affronta, in una storia ben congegnata, moltissimi temi: i sogni e desideri delle giovani adolescenti, il mondo della scuola, i rapporti genitori e figli le relazioni tra il mondo maschile e femminile, la società italiana. Il romanzo è ambientato, come ben dice il professor Angelo Nobile in uno stupendo articolo pubblicato negli atti del convegno di Roma dedicato all’autrice, “…in un’Italia della ricostruzione e del miracolo economico, dell’abbandono delle campagne e dell’inurbamento, ancora saldamente ancorata alle tradizioni e a un monolitico mondo di valori che la scrittrice sembra sostanzialmente condividere e che presto sarebbe stato travolto dalla contestazione sessantottesca e dalla rivoluzione sessuale. Un Paese ancora arretrato, con una televisione agli albori, ma già interessato da rapidi cambiamenti e in fase di transizione verso la sua nuova configurazione di società anomica, pluralistica, complessa e differenziata….

Sempre il professor Angelo Nobile ci racconta il mondo delle giovani protagoniste del libro e anche di altre opere di Gianna Anguissola:

“Certo, è un’adolescenza sottomessa all’autorità dei genitori e degli insegnanti, piuttosto conformista e tradizionalista, non ancora in rapporto conflittuale permanente col mondo adulto, né rivendicante la libertà sessuale, e neppure contestativa di valori, codici e modelli di comportamento dominanti e socialmente condivisi, ma che al massimo aspira a minime concessioni simbolo di passaggio allo status adolescenziale e adulto, come le scarpe coi tacchi, le calze di nylon o un po’ di trucco.”.

La trama del libro

Violetta Mansueti vive nella Milano dei primi anni ’60, ha tredici anni, appartiene a una famiglia di media borghesia composta da papà, mamma e fratello maggiore a cui poi si aggiungono i due nonni materni. Frequenta la seconda media, una classe tutta al femminile, è brava in italiano, un po’ meno in matematica, e sogna di diventare giornalista. Una ragazzina come tante se non fosse per un problema che non riesce a superare: Violetta è timida, timidissima, tanto da venir chiamata “Mammola Mansueta” dalle compagne di classe, a cominciare dall’indisponente Calligaris. E non solo…nessuna alunna prende mai in considerazione le sue opinioni. Violetta non è amata, non è considerata in classe, anche se non è mai vittima di episodi di grave bullismo tra ragazze, come succede nel capolavoro di Bianca Pitzorno “Ascolta il mio cuore”.

Violetta, durante una lezione scolastica, viene chiamata nell’ufficio del preside dove è attesa dalla signora Anguissola, una giornalista del “Corriere dei Piccoli". La rivista, molto amata dai bambini del tempo, cerca una collaboratrice che possa raccontare le opinioni delle adolescenti, in seguito alla scelta editoriale del periodico illustrato che desidera rivolgersi anche al mondo delle ragazze più grandi. Violetta è timidissima, ma è stata segnalata dalla professoressa d’italiano e dal preside per la sua bravura nello scrivere, e quindi non può deludere le attese. La ragazza accetta la proposta anche perché è stata toccata nell’orgoglio dopo che la famosa signora Anguissola l’ha chiamata “Mammola Mansueti”, pronunciando così lo stesso odiato nome datole dalle compagne di classe.

Violetta torna a casa con il compito di scrivere il primo brano per la rivista. E fin dalle prime righe del componimento scopre di possedere due anime: una sconosciuta e ribelle e quella della brava ragazza. E così scrive due articoli molto diversi tra loro: uno scialbo che non piace alla signora Anguissola e il secondo allegro, irriverente nel quale prende in giro anche la famosa giornalista. Il primo non riceve nessun gradimento e, solo consegnando il secondo ala signora Anguissola, Violetta diventerà una collaboratrice del Corriere dei Piccoli grazie al suo raccontare ironico e graffiante.

Pian piano, grazie al prestigioso incarico di cronista del mondo dei giovani, Violetta prende consapevolezza delle sue capacità e comincia a rivendicare in classe il suo diritto a essere considerata con pari dignità.

In un crescendo di situazioni, la giovane ragazza timida si offre persino, nonostante la sua cronica timidezza, di affrontare la giovane supplente di matematica che spiega troppo in fretta e nessuna delle alunne comprende. Non riesce però a parlarle in classe davanti alle compagne, ma perlomeno ha il coraggio di seguirla nell’aula professori, dove però all’improvviso si mette a piangere a dirotto. Grazie a quelle lacrime liberatorie, avviene il miracolo: anche la supplente confessa di essere timida e in soggezione di fronte alunne, per questo non le guarda negli occhi e spiega in fretta. La professoressa confida anche il suo sogno di divenire ricercatrice di fisica nucleare: insegna solo perché deve provvedere alla mamma gravemente malata. La giovane cronista riporta ogni sua esperienza alla signora Anguissola che darà sempre compiti più difficili a Violetta con il duplice obiettivo: far vincere la timidezza alla ragazza, scrivere gli articoli per il Corriere dei Piccoli.

Violetta così convincerà il nonno dell’insegnante di matematica a finanziare i suoi studi di fisica nucleare, assumerà nuove responsabilità nell’aiutare la mamma nelle faccende domestiche, organizzerà una festa danzante nella sua casa (visto che nessuna delle compagne di classe aveva ottenuto il permesso dai genitori), intervisterà gli alunni della scuola che oltre a studiare hanno interessanti hobby e passioni. Grazie a questo escamotage la ragazza entra nelle case dei coetanei, e in questo modo il libro può presentare uno spaccato della società milanese (e forse italiana) del tempo.

Citando sempre Angelo Nobile:

“I rapporti tra ragazzi e ragazze sono molto timidi e impacciati. Anzi, in molti casi sono praticamente assenti, anche a causa di una rigida separazione tra i sessi, a cominciare dalla scuola, dove le classi sono ancora distinte in maschili e femminili. Violetta a 14 anni non conosce alcun ragazzo tranne Terenzio, che si è affidato a lei per vincere il complesso della timidezza, tanto che per condurre le interviste ordinate dalla signora A. [Anguissola] è costretta a rivolgersi ai fratelli delle sue amiche.

La A. ci presenta una famiglia nucleare saldamente strutturata e affettivamente coesa, in qualche caso, come in Violetta la timida, allargata ai nonni. Solitamente armonici i rapporti al suo interno; soltanto qualche piccola frizione con i figli (immancabilmente soccombenti), rivendicanti un minimo di autonomia e di considerazione per i propri interessi e i propri punti di vista. I coniugi sono solidalmente impegnati nell’educazione della prole.

l’autorità dei genitori e il dovere di obbedienza e di sottomissione per i figli. La donna nella famiglia ricopre spesso un ruolo egemone e dominante, in qualche caso prevaricante, come nel caso della mamma e della nonna di Violetta: la borsa dei soldi la tiene la nonna; il nonno deve dipendere da lei per le spese. In realtà sul tema del lavoro femminile, la posizione della A. sembra piuttosto oscillante, stretta tra chiusura tradizionalistica e tentazioni anticipatorie

Molte poi le madri tradizionaliste, rigide e proibenti, inconsapevolmente prevaricanti, che negano un minimo di autonomia alle figlie, convinte nella loro presunzione che i giovani sbaglino per inesperienza e che spetti a loro impedire gli errori, come in Violetta la timida. Così come si ritrovano padri che, incapaci di ascolto empatico, convinti della giustezza della loro posizione, si atteggiano a modelli di lavoro e di sacrificio e impongono ai figli l’unico obiettivo dello studio e del dovere, ignorando le loro vocazioni più autentiche e inibendo ogni altro loro interesse…”

Il tema centrale del libro però è la visione che Giana Anguissola ha della scuola dei suoi tempi. L’autrice considera l’insegnante come un secondo genitore che ha un compito educativo essenziale, anche nei confronti dei padri e madri degli alunni. Il professore deve sapersi farsi rispettare in ogni circostanza, essere severo con chi non si applica abbastanza per stimolarlo allo studio. «Sapesse quanti scrupoli si fanno prima di decidere una bocciatura, e come sono loro i primi a essere dolenti quando la debbono decretare per forza e spesso per il bene dell’allievo bisognoso di rinfrancarsi studiando durante le vacanze o, addirittura, ripetendo un anno!» dirà nel libro un’insegnante di matematica in pensione.

Gianna Anguissola introduce nel racconto anche una nuova figura d’insegnante: la professoressa Cantoni che instaura un diverso tipo di relazione con gli alunni, facendosi rispettare senza incutere paura, ma attraverso il dialogo con ogni studentessa. È una docente giovane, molto umana e che utilizza metodi innovativi, ma chiarisce presto l’importanza del rispetto di regole fondamentali di ogni giovane ragazza perché sia rispettata della società: nessun trucco sul viso e bisogna tenere sempre comportamenti che non creino equivoci nel mondo maschile.
Geniale la trovata di Giana Anguissola di essere lei stessa una delle protagoniste del libro, usando un escamotage già utilizzato in altre sue pubblicazioni. In questo modo l’autrice può esprimere liberamente le sue opinioni, far superare a Violetta la timidezza attraverso la sua visione educativa, aiutare le famiglie in difficoltà grazie all’intervento della giovane cronista.

Un libro che ha ottenuto molti riconoscimenti e che ancora oggi merita di essere letto e che può aiutare i ragazzi a vincere la loro introversione

 

Le citazioni sono tratte da “Giana Anguissola, alla riscoperta di una grande scrittrice per ragazzi”. Atti del convegno di Roma del 10 marzo 2014, Casa Editrice Mursia. Articolo di Angelo Nobile, pag. 115 -135.

 

 

 

Giulietta e i sedici anni

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, in Italia una trilogia faceva impazzire le adolescenti. Non c’erano vampiri né scenari fantasy, ma una normale casa a Milano, “una villa in via XX Settembre, di cui non dirò il numero”. La protagonista era una ragazza come tante, Giulietta, alle prese con i problemi della sua età: due fratelli più piccoli e pestiferi, un papà un po’ conservatore, le prime feste, l’amicizia, l’amore.

Il diario di Giulietta (1954), Giulietta e i sedici anni e Giulietta se ne va raccontano la scoperta del mondo da parte di un’adolescente che chiede alla famiglia più libertà, s’ingelosisce quando la sua migliore amica s’innamora, prova a convincere il padre che gli amici valgono indipendentemente dal cognome che portano (problemi piccolo-borghesi di ogni epoca), si butta giù per un brutto voto, deve nascondere il diario perché altrimenti i fratelli lo leggono e la prendono in giro perché insomma, chi si crede di essere? “Sta’ a vedere che ho per sorella un Dante Alighieri senza saperlo!”(Da Pianeta Donna, blog del 02 luglio 2014)

Trama

“Giulietta e i sedici anni” è la continuazione del precedente libro “Il diario di Giuletta” dove la giovane aveva raccontato, attraverso i suoi appunti scritti, il mondo della scuola, la sua famiglia, i difficili rapporti con la sorella Totta e il fratello Puppo. Nel secondo libro della serie la ragazza è cresciuta e il racconto ha una piega molto diversa dal precedente. Infatti, a differenza di molti altri romanzi di Giana Anguissola, l’ambiente che fa da sfondo al libro è solo la casa della famiglia Maggi. Il romanzo inizia con Giulietta indecisa se suonare il campanello della porta. È disperata perché ha preso zero in scienze, un voto terribile! Teme, infatti, l’ira del padre e ha vergogna di presentarsi di fronte alla mamma. Vedendola così disperata i genitori pensano che alla figlia sia successa una cosa gravissima nel percorso dalla scuola a casa. Sapere il vero motivo dello sconforto di Giulietta da una parte rasserena perché non è successo qualcosa d’irreparabile alla salute della figlia, dall’altra provoca la reazione del padre che ricorda che quel voto sarà una macchia indelebile in un percorso immacolato di tre generazioni della famiglia Maggi. Giulietta decide pertanto di studiare intensamente per recuperare e farsi perdonare. Anche nel secondo libro della trilogia compare Fiammetta, la sua migliore amica. E’ innamorata di uno dei più bravi tennisti del mondo e crede di essere corrisposta. Per questo chiede a Giulietta di incontrare l’uomo che l’ha cercata. In realtà il famoso tennista cerca solo una brava baby- sitter di fiducia che tenga il suo neonato in modo che possa andare a una festa con la moglie. Con questo comico equivoco finisce la prima parte del libro e inizia il tema principale del romanzo.

Giulietta grazie allo studio incessante ottiene meravigliosi risultati scolastici e la preside la premia insieme a Fiammetta, chiedendo alle due amiche di essere le protagoniste della recita teatrale di fine anno.

I padri delle due ragazze temono che l’impegno della commedia distolga le figlie dallo studio e non autorizzano quindi la loro partecipazione ma, grazie all’opera di persuasione delle mogli, il signor Maggi e il signor Castelli cambiano opinione. Il padre di Giulietta poi si entusiasma quando viene a sapere che la commedia scelta dalla preside è nientemeno che “L’alba, il giorno e la notte” di Niccodemi, che lui stesso aveva recitato in gioventù. Anzi si offre persino di insegnare alla figlia la parte che lui ricorda ancora benissimo. Il problema è che Giulietta è stata scelta per essere Mario, il protagonista maschile, mentre a Fiammetta è stata assegnata quella femminile di Anna. E così, in una comicissima inversione delle parti che è fonte di continui equivoci, il padre burbero recita la parte di una giovane, mentre la figlia quella del ragazzo innamorato.

profonda delicatezza e in modo molto casto, Giana Anguissola, introduce anche i primi battiti del cuore adolescenziale quando Fiammetta e Giulietta provano le parti con due ragazzi, figli di amici della famiglia Maggi. Le frasi che devono pronunciare nella commedia sono sempre delicate e che aprono solo piccoli spazi a futuri amori. E il tutto avviene sempre sotto l’occhio attento e vigile della mamma di Giulietta.

Recentemente, in concomitanza con un convegno in suo onore a Roma, è stata aperta una pagina Facebook, La signora A., per continuare a parlare dei suoi libri e in molti casi chiedere di ristamparli. Perché, se è vero che Giulietta oggi scriverebbe strabuzzando gli occhi su un tablet piuttosto che alla fioca luce di una lampada, sappiamo bene che i suoi problemi e le sue paure non sarebbero poi così diversi da quelli di sessant’anni fa.

 

                                                             

 

Libri nel catalogo bi.G.met.

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