La rubrica "Una settimana con..." questa settimana è dedicata allo scrittore,drammaturgo e poeta scozzese, Robert Louis Balfour Stevenson (Edimburgo 13/11/1850 – Vailima, Isole Samoa 3/12/1894) ,noto principalmente per i romanzi L'isola del tesoro e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.
Stevenson, oltre ad uno scrittore, è stato un grande viaggiatore: ha navigato giovanissimo fiumi e canali del Sud della Francia con una canoa,ha attraversato le Cevennes con un fedele asinello, ha vissuto negli Stati Uniti, ha frequentato molte stazioni climatiche europee a causa della sua salute cagionevole per una grave infezione polmonare,fin da quando era bambino. Più adulto ha viaggiato a lungo nelle Isole del Sud: le Marchesi, Tahiti, le Sandwich e infine le Samoa, dove ha deciso di vivere con la famiglia fino alla morte.
Tra i suoi lavori principali si ricordano anche i romanzi:La Freccia Nera, New Arabian Night, Il Signor di Ballantrae, Il Ragazzo Rapito. Stevenson è stato, come molti altri scrittori suoi contemporanei,amante dell’avventura in solitudine, della natura incontaminata, e dell’incontro tra le culture diverse.Convinto difensore delle popolazioni polinesiane, critica nei suoi racconti le autorità coloniali, a suo dire causa dei violenti sconvolgimenti operati nel tessuto sociale, denunciando il fatto che, tramite una dura repressione morale, agli abitanti delle Isole Marchesi è stata tolta la gioia di vivere.
Stevenson da bambino contrasse una grave polmonite e anche sua madre era particolarmente malata. Così il giovane Robert Louis trascorse gran parte delle sua infanzia con l’infermiera Alison Cunningham, detta "Cummy", a cui dedicò la raccolta di poesie “A Child's Garden of Verses”. La donna contribuì a sviluppare la sua fantasia raccontandogli molte storie che non lo facevano dormire e allo stesso tempo lo affascinavano oltre misura. L’infermiera lo intratteneva con meravigliosi giochi dell'infanzia come il teatrino di Skelt (grandi fogli da ritagliare e colorare per creare scenografie ispirate alle Mille e una notte o alla leggenda di Robin Hood). Di notte così Stevenson viaggiava nel sogno con le storie avventurose ascoltate di giorno. Nel pomeriggio girava per la casa e nel giardino con un taccuino dove scriveva di quello che vedeva: un tovagliolo si trasformava in pochi secondi in una bandiera, una mandria in un prato diventava una flotta nemica, un letto in una nave. Le due breve poesie tratte dalle sue opere giovanili ci indicano quanto sia importante l’immaginazione del bambino, anche in momenti difficili come quello che stiamo vivendo.
Il mio letto è una nave
Il mio letto è come un veliero:
Cummy alla sera mi aiuta a imbarcare
Mi veste con panni da nocchiero
E poi nel buio mi vede salpare.
Di notte navigo e intanto saluto
Tutti gli amici che attendono al molo,
poi chiudo gli occhi e tutto è perduto,
Non vedo e non sento più, navigo solo.
Da Robert Louis Stevenson Un giardino di versi 1885,
pubblicati in “Da Poesie per grandi incanti e piccoli lettori - Come il mio letto è una nave”, traduzione e cura di R. Mussapi, Feltrinelli, Milano 1997, p. 19.
Pirate Story
Noi tre nel prato ondeggiante a navigare,
noi tre bordo del cesto nel prato.
Soffiano venti primaverili sullo scafo lanciato
e onde nell’erba come onde del mare.
Dove ci porterà il mare, quale avventura
Attenti al tempo e seguendo una stella?
Farà rotta per l’Africa la nostra caravella
A Providence, a Babilonia dalle alte mura?
Ma ecco una flotta da guerra avanza sull’onda,
una mandria nel prato minacciosa muggisce:
meglio scappare che la mandria impazzisce,
il cesto è il porto, il giardino la sponda
Da Robert Louis Stevenson Un giardino di versi 1885, pubblicati in “Da Poesie per grandi incanti e piccoli lettori - Come il mio letto è una nave”, traduzione e cura di R. Mussapi, Feltrinelli, Milano 1997, p. 19.
L’isola del Tesoro è considerato uno dei più grandi capolavori della Letteratura per ragazzi di tutti i tempi. Leggendolo, chi di noi non si è immedesimato in Jim Hawkins o non è rimasto affascinato dal pirata John Long Silver? Chi non ha sognato di imbarcarsi sulla goletta Hispaniola? Chi non ha immaginato risalire l’isola del Tesoro per raggiungere la Collina del Cannocchiale e trovare finalmente i forzieri nascosti dal terribile Capitano Flint? Pubblicato a puntate nel 1881 in una rivista per ragazzi, non ebbe nessun riscontro positivo ma, solo con la successiva edizione in volume ottenne il meritato successo. Molte sono le curiosità che riguardano il romanzo "l’Isola del Tesoro". La prima è che l’idea venne a Robert Stevenson osservando il figlio adottivo Lloyd disegnare con gli acquerelli un’isola misteriosa. I due subito dopo cominciarono a giocare, inventando nel disegno montagne, baie, luoghi misteriosi ma anche alcuni personaggi della storia. I primi quindici capitoli furono scritti poi dall’autore in meno di un mese!
Interessante è anche la polemica tra Stevenson e il grande scrittore Henry James che non riuscì a immedesimarsi nel romanzo e scrisse: “ È vero che sono stato un bambino anch’io, ma sono andato in cerca di un tesoro, solo per ipotesi”. Stevenson replicò con spirito: “Qui c’è uno sfacciato paradosso: perché se James non è mai andato in cerca di un tesoro, si può dimostrare che non è mai stato un bambino”.
Un’ultima curiosità è che la prima traduzione italiana del libro fu fatta dal grande poeta ligure Angiolo Silvio Novaro. Il brano scelto si situa nel racconto dopo che Jim, con grande coraggio, ha abbandonato il fortino dove i “buoni” sono stati assediati dai pirati. Dopo aver sconfitto i marina e preso possesso da solo della goletta Hispaniola. della nave, Jim si trova a governare un’imbarcazione per la prima volta in vita sua. Chi di noi non vorrebbe, finita l’emergenza, comandare un veliero e solcare i mari per vivere nuove avventure?
“Ci rimanevano appena, tutto calcolato, un paio di miglia da fare; ma la navigazione era delicata, l’imboccatura di quell’ancoraggio nord non era solo stretta e poco profonda, ma orientata da est a ovest, di modo che per entrare, bisognava governare la goletta con molta abilità. (…) Subito dopo aver sorpassato l’imboccatura, la terra ci attorniò da ogni parte. Le rive della Baia del Nord erano altrettanto boscose quanto quelle dell’ancoraggio sud: ma lo specchio d’acqua si distendeva più lungo e più angusto, e somigliava all’estuario di un fiume quale in realtà era. Diritto davanti a noi, all’estremità sud, si scorgeva la carcassa d’un bastimento naufragato in completo sfacelo….
Da Robert Louis Stevenson , L’isola del tesoro – Feltrinelli 1991, pag. 183
(Marino Muratore,curatore della rubrica)
E-book disponili nel catalogo bi.G.met