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Pinin Carpi

Marino Muratore curatore della rubrica 

 

 

 

Biografia 

 

 

Pinin Carpi (Milano 1920 – Milano 2004) è stato uno scrittore, illustratore e saggista italiano. Figlio del pittore Aldo Carpi, cresce in una famiglia di artisti: il nonno materno Cecilio Arpesani era architetto, il padre Aldo pittore, uno zio era lo scultore Libero Andreotti. Artisti saranno anche i suoi fratelli: Fiorenzo, musicista, e Cioni, pittore. Pinin comincia fin da bambino a scrivere racconti, romanzi e poesie e a disegnare e dipingere, confezionando veri e propri libri con forbici e colla.

Compiuti gli studi classici al Liceo Beccaria, s’iscrive a lettere, per poi passare ad architettura. Nel 1941, quando ha 21 anni, Garzanti pubblica un libro da luiillustrato: Saranga il cacciatorescritto dall’esploratore Attilio Gatti.La guerra interrompe i suoi studi e Pinin entra nella lotta partigiana – e del resto la lotta contro il fascismo coinvolge tutta la famiglia: il padre Aldo viene deportato a Mauthausen, da cui riuscirà a tornare, mentre il fratello Paolo, catturato a 17 anni nel corso di una riunione della Resistenza, viene ucciso nel campo di Flossenburg.

Arrestato più volte, dopo la liberazione Pinin lavora all’ufficio stampa del CLN Alta Italia. In seguito è occupato presso il Touring Club Italiano, dove gli viene affidata la collana Attraverso l’Italia per la quale realizza tre volumi.

Nel 1960 diventa capo ufficio stampa della casa editrice Garzanti e via via si dedica anche alla critica d’arte, e in particolare dal 1963 dirige la rivista Arte Club del Club del Libro d’arte di Garzanti, fino alla sua chiusura nel 1966.

Nel 1968 pubblica il suo primo libro per ragazzi, il divertentissimo e paradossale Cion Cion Blu, un vero capolavoro che ha successo non solo in Italia. Nel 1975 comincia a ideare quella specie di “antienciclopedia” che è Il mondo dei bambini, lavoro che lo impegna per più di cinque anni. Intanto progetta la serie L’arte per i bambini (pubblicata da Vallardi tra il 1973 e il 1993) un modo innovativo per avvicinare i bambini all’arte, raccontando storie le cui illustrazioni consistono in una sequenza di quadri di un grande pittore, sulla quale Pinin Carpi costruisce la storia. Usciranno otto volumi con i dipinti di Klee, Van Gogh, Rousseau, Matisse, Nolde, Goya, Canaletto, Vermeer.

A partire da questi anni si dedica quasi interamente ai libri per bambini, sia scrivendoli sia illustrandoli e, prima della pubblicazione, li racconta ai suoi cinque figli (Anna, Valentina, Paolo, Susannae Mauro), e in seguito a moltissimi altri bambini.Pinin Carpi pubblicaclassici per ragazzi come Cion Cion Blu (vincitore del Superpremio italiano Andersen 2002 nell’edizione ristampata), Le avventure del marinaio Lupo Uragano, Il Sentiero segreto, Il Fantasma che aveva paura dei fantasmi, Oggi è un giorno tutto da giocare, Susanna e il soldato, Il parco della grande Luna.

Di luiil grande scrittore Roberto Denti aveva scritto:

“Quando Pinin Carpi raccontava a voce alta le sue storie ai bambini, accadeva sempre una cosa strana e imprevista, come se avvenisse un incantesimo". Dopo qualche minuto che lo ascoltavano, i bambini si accorgevano che Pinin era un mago che sapeva trasformarsi: diventava di volta in volta papà, nonno, bambino e anche zio. "Nel suo modo così affascinante di raccontare riusciva, per le cose che diceva e soprattutto per come le diceva, a trasformarsi in una persona diversa: ragazzino, giovane, uomo maturo, uomo con la barba bianca, anche se la barba non l'aveva."
 

Roberto Denti da https://www.wuz.it/biografia/731/Carpi-Pinin.html

 

 

 

CION CION BLU

Il paradossale e meraviglioso libro per ragazzi “Cion Cion Blu” di Pinin Carpi è stato pubblicato nella prima edizione nel 1968 ed è stato proclamato vincitore del Superpremio italiano Andersen 2002 (nell’edizione ristampata) in qualità di capolavoro per ragazzi mai premiato.

Il romanzo è geniale, imprevedibile in ogni sua parte, senza pause e cali di tensione, grazie all’infinite trovate dell’autore che mettono in relazione e alla prova tutti i protagonisti del libro. Moltissime poi sono le parti comiche che regalano risate assicurate.

Nel rileggere il libro mi sono posto più volte la domanda su quanto Pinin Carpi conoscesse a fondo la cultura tradizionale cinese, il pensiero confuciano, il classico testo dell’Imperatore Giallo. Mi sono domandato inoltre se il grande scrittore milanese fosse mai stato in Cina.

Al di là di battute e nomi dei personaggi che si rifanno a stereotipi popolari(vedi il grasso brigante Man Gion, l’orrendo birbante Brut Bir Bon, il pigro malfattore Ron Fon) Cion Cion Blu è un libro intriso di una saggezza popolare e raffinata. Il protagonista del romanzo è un contadino, un uomo imperturbabile di fronte ad ogni ostacolo e difficoltà che risolve sempre con caparbietà, tranquillità, umiltà e saggezza.  Cio Cio Blu nella sua semplicità disarmante non sa nemmeno chi sia l’imperatore della Cina e, quando lo incontra, gli domanda con ingenuità quasi incredula: “Che mestiere è quello dell’imperatore?”. Cion Cion Blu desidera sempre capire le situazioni che ha di fronte e non dà nessun giudizio verso le persone, buone o cattive che siano, che incontra: cerca solo con la sua pragmaticità di comprendere l’essenza.

L’inizio del libro è incredibile, coinvolgente come possono esserlo solo i grandi libri. Ecco l'incipt:

“Una volta c’era in Cina un cinese vestito di blu e darancione, si chiamava Cion Cion Blu. Aveva i pantaloni blu e la giacca arancione, le pantofole blu e le calze arancione, e in tasca aveva un fazzoletto arancione e una pipa blu. Anche i suoi capelli erano blu, blu scuro, ma la sua faccia non era arancione: era gialla, tonda come un pompelmo, anche se era nato in Cina tra i mandarini, quei mandarini che sono le arance della Cina e che hanno il colore delle arance e che perciò sono arancione, anche se sembrano arancine.

Cion Cion Blu aveva un cane tutto arancione e lo chiamava Blu, che nella lingua dei cinesi vuol dire arancione. Però non lo chiamava mica Blu perché era arancione ma perché, quando abbaiava, invece di fare bu bu bu come gli altri cani faceva blu blu blu, non so perché.

Aveva anche un gatto tutto blu, e Cion lo chiamava A Ran Cion, che nella lingua dei cinesi vuol dire blu, ma quello strano gatto, quando miagolava, non miagolava mica il suo nome come il cane, ossia non faceva arancioon arancioon, faceva invece miao miao miao come i gatti italiani, perché quel gatto cinese preferiva miagolare in italiano (…) Come tanti cinesi, Cion Cion Blu aveva un pesciolino in una vaschetta- Questo pesciolino però non era rosso, ma era blu(...)che nella lingua dei cinesi vuol dire arancione(…) Sai che cosa coltivava nei campi Cion Cion Blu? Invece di coltivare alberi di mandarino, che come ti ho detto sono le arance della Cina, coltivava alberi di aranci, perché le arance gli piacevano di più. E il bello è che la terra in cui crescevano gli alberi era arancione, ma i tronchi degli alberi, i rami e le foglie parevano proprio blu.Sai cosa mangiava Cion Cion Blu? Mangiava sempre arance (…)

La storia continua con un’improvvisa nevicata nel campo di Cion Cion Blu che fa sì che le amate spremute di arancia si trasformino in gustosi gelati che il contadino decide divendere in città. Incontra così l’imperatore Uei Ming, eternamente innamorato di Gelsomina, figlia del cuoco Gel So e della Sarta Min A, ma affidata dalla cattiva strega Dentuta al brigante Ron Fon.

Grazie all’amicizia con il contadino cinese, l’imperatore ritrova finalmente l’amata, ma da quel momento iniziano incredibili peripezie, attraversamenti di fiumi e laghi, salite suerti nevai popolati da fantasmi dispettosi e boschi abitati da tigri elupi affamati.Comicissimo è nel percorso il dialogo di Cion Cion Blu con i sette saggi sapienti, come incredibilmente originali sono le due fate buone, che litigano sempre tra loro per inezie. Anche Gelsomina perde la via verso il palazzo dell’imperatore e incontra l’esercito dei fantasmi, un’eremita che le indica la strada giusta, dicendole però di seguire il contrario di quella sbagliata, fino a quando raggiunge la casa dei gatti.Ogni viaggio che i protagonisti intraprendono nella storia si trasforma in un percorsoiniziatico. E alla fine del libro, l’egoista imperatore Uei Ming finalmente capirà, grazie alle faticose avventure e all’amicizia con Cion Cion Blu, che un imperatore per prima cosa deve proibire la guerra e pensare al benessere dei suoi sudditi che fino ad allora ingiustamente non avevano mangiare, prosciugati nei loro averidall’avidità della corte imperiale e dei generali. Un libro meraviglioso che sicuramente ha un posto privilegiato nei grandi classici della letteratura per l’infanzia.

 

 

Nel giardino sotto casa vive Mage, una gatta che ha tanti micini, ognuno di un colore diverso. Tutte le sere per farli addormentare, mamma gatta racconta una storia, mentre il papà gatto Efrem va zitto zitto qua e là nel giardino, dentro le casette, poi nelle cucine a cercarsi delle buone cose da mangiare, perché era un golosone. Le storie che ogni sera racconta mamma gatta sono così belle che persino dei “bambini veri” si nascondono tra i cespugli per ascoltarle perché conoscevano la meravigliosa lingua dei gatti. La prima vicenda che Mage racconta s’intitola “Il battello bianco e azzurro”. Il protagonista è il cattivissimo pirata El Gratton, un uomo gigantesco come un gorilla che commercia in schiavi. Con i suoi pirati mascherati da donna, il malvagio negriero riesce a far salire sul suo veliero con l’inganno il re africano Rabaja e i suoi sudditi, promettendo di portare l’ignaro equipaggio nel paese della Cuccagna. Appena saliti a bordo El Gratton ordina ai suoi pirati di legare i passeggeri e rinchiuderli nella stiva per venderli come schiavi in America. Per fortuna l’intervento di un veliero che vola (e di proprietà di un gatto) e la presenza di un pirata buono fanno sì che i prigionieri vengano liberati e ritornino a casa sani e salvi. El Gratton però non si arrende alla sconfitta e ha un’altra terribile idea: vendere ragazzi bianchi americani come schiavi in Africa. Dopo aver imprigionato molti ragazzi, una volta arrivato in Africa scopre che nessun popolo del continente nero vuole comprare la sua “merce”. Il motivo è che da molto tempo i popoli africani hanno abolito ogni forma di schiavitù, amando allo stesso modo uomini bianchi, neri, gialli, rossi e viola. E così sarà El Gratton ad essere rinchiuso in carcere. Una storia che permette di affrontare il tema dello schiavismo e l’importanza del rispetto della differenza.

La seconda storia racconta di bambini che vivono nella periferia di Milano e s’incontrano ogni giorno in un parco. Sono bambini emigrati da ogni parte del mondo che in armonia giocano, costruiscono capanne, si confrontano su cibo e abitudini. Il racconto dimostra con leggerezza l’importanza della multiculturalità.

L’ultimo racconto è il più paradossale del libro e s’intitola l’invasione che veniva dallo spazio.

Le astronavi appartengono incredibilmente ai gatti che invadono per la prima volta il pianeta Terra. Nello sviluppo del racconto si scoprirà che tutte le più grandi invenzioni della storia umana sono in realtà merito esclusivo dei felini. E non solo: il nostro mondo non è scomparso per guerre e conflitti solo grazie all’intervento provvidenziale dei gatti.

 

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