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Leo Lionni

 

Disegno di Martina Muratore

Leo Lionni (Amsterdam 1910 – Radda in Chianti 1999) è stato un artista poliedrico: scrittore, illustratore, pittore, grafico, scultore. La sua figura per innovazione ed eclettismo, è paragonata come importanza nel settore a quella di Bruno Munari. Nel 1984 la rivista giapponese Idea giudicò Leo Lionni tra i trenta designers più influenti del ventesimo secolo. Nel 1959 iniziò la sua avventura nel mondo dell’infanzia con la pubblicazione di “Piccolo blu e piccolo giallo” che divenne uno dei libri più importanti e venduti della seconda metà del secolo XX. Leo Lionni fu subito considerato un pioniere di un nuovo genere di letteratura per l’infanzia., spartiacque tra un modo di intendere l’innovazione stilistica ed espressiva.

Biografia

Nato in una famiglia olandese di origine ebraica sefardita; il padre era un intagliatore di diamanti mentre sua madre una cantante lirica di successo. Gli zii erano collezionisti d’arte moderna ed architetti, e così fin da bambino Leo Lionni entrò in contatto con le nuove correnti artistiche, diventando anche assiduo frequentatore dei musei di Amsterdam, città nella quale si respiravano forti spiriti di cambiamento e libertà.

In gioventù Leo Lionni si trasferì a Genova dove dal 1925 al 1929 cominciò a dipingere. Filippo Tommaso Marinetti lo invitò nel 1931 a far parte del movimento futurista al quale Leo Lionni aderì. Nel 1935 si laureò in economia e cominciò a interessarsi al Graphic Design, prima nell’ufficio pubblicità della Motta e poi come free lance. Nel 1938 la famiglia decise di emigrare negli Stati Uniti in seguito alla promulgazione delle leggi razziali esi trasferì a Filadelfia dove Leo Lionni iniziò a lavorare in una agenzia pubblicitaria. Divenne presto uno dei più originali e più apprezzati grapich designer, direttore della rivista “Fortune”, illustratore di “Sport Illustrated”, progettista del padiglione statunitense per l’esposizione universale di Bruxelles del 1958. Fu considerato un divo nel campo pubblicitario, tanto che tutte le grandi aziende gli richiedevano bozzetti e progetti. Leo Lionni però non si visse mai come specialista della grafica pubblicitaria, ma continuò a dipingere, scolpire, ritagliare. Si autodefinì “un artista, nel senso più ampio del termine, che amava avere sempre le mani in pasta per creare nuove cose”. Nel 1959 iniziò la sua avventura nel mondo dell’infanzia con la pubblicazione di “Piccolo blu e piccolo giallo” che divenne uno dei libri più importanti e venduti della seconda metà del secolo XX. Leo Lionni fu subito considerato un pioniere di un nuovo genere di letteratura per l’infanzia., spartiacque tra un modo di intendere l’innovazione stilistica ed espressiva.

Da quel momento pubblicò un capolavoro dopo l’altro, tra i quali: Il bruco misura tutto (1960), Guizzino (1963). Federico (1967) È mio (1967), La casa più grande del mondo (1968), Alessandro e il topo meccanico (1969) Un pesce è un pesce (1970), Pezzettino (1975), La botanica parallela (1976). Da molti suoi libri per ragazzi sono stati tratti dei film di animazione.

Molti dei suoi albi trovano ispirazione nella sua infanzia quando i suoi parenti avevano riempito una stanza con vasetti di marmellata con bruchi, mantidi religiose, vermi, contenitori in vetro con rane, gabbie con uccelli, scatole con topi, acquari con pesci di ogni genere, erbari con muschi, ciottoli, sabbie. Leo Lionni trascorreva ore e ore ad osservare i movimenti degli animali che riprodusse in tanti suoi libri per bambini.

Gli album illustrati di Leo Lionni affrontano sempre i temi della amicizia, la solidarietà, la pace e l’elogio della diversità.

Dal 1960 in poi, dopo essersi dimesso da tutti i suoi prestigiosi incarichi negli Stati Uniti, ha vissuto in Italia, prima San Bernardo di Lavagna e poi a Radda in Chianti vicino a Siena, dove è morto nel 1999.

In una intervista Leo Lionni rispose così: «Di tutte le domande che mi sono state rivolte come autore di libri per bambini, la più frequente senza dubbio è: “come vengono le idee?” Molte persone sembrano credere che il modo in cui si ottiene un’idea sia allo stesso tempo misterioso e semplice. Misterioso, perché l’ispirazione si pensa provocata da un particolare stato di grazia concessa solo alle anime più fortunate. Semplice perché si crede che le idee caschino dentro la testa, già tradotte in parole e immagini, pronte per essere trascritte e copiate sotto forma di libro con tanto di pagine finali e copertina. Niente è più lontano dal vero. Talvolta, dall’infinito flusso della nostra fantasia, all’improvviso emerge qualcosa di inaspettato che, per quanto vago possa essere, sembra contenere una forma, un significato e, più importante, un’irresistibile carica poetica. Il senso di fulmineo riconoscimento grazie al quale trasciniamo questa immagine fino alla piena consapevolezza, rappresenta l’impulso iniziale di tutti gli atti creativi… Altre volte, devo ammetterlo, la creazione di un libro si trova nell’improvvisa e inspiegabile voglia di disegnare un certo tipo di coccodrillo.»

 

 

 

 

 

 

Alessandro e il topo meccanico

Alessandro e il topo meccanico non è il libro più famoso di Leo Lionni, ma è un album illustrato piacevole da leggere ai bambini, senza bisogno di particolari interpretazioni e giochi con la voce da parte dell’adulto. Un libro al tempo stesso semplice ma profondo nei contenuti.

“Aiuto, aiuto, un topo” è l’urlo all’inizio della storia, accompagnato da uno schianto che fa volare tazze, piattini in ogni direzione. Questo è lo stratagemma che ci fa conoscere subito Alessandro, un topo tenero che vive in una piccola tana di un appartamento. Il piccolo roditore cerca di sopravvivere in una eterna ricerca di briciole, ma ogni volta rischia la vita per l’ostilità degli umani verso la sua presenza. Come in altri libri di Leo Lionni, il protagonista è quindi un topo, un animale così tanto osservato nella sua infanzia quando i suoi parenti avevano riempito una stanza con vasetti di marmellata con bruchi e mantidi religiose, gabbie con uccelli, scatole con topi, acquari con pesci di ogni genere.

Edizioni Babalibri, 2008

 

Alessandro vive ogni giorno la sua solitudine fino a quando un giorno ode uno squittio nella camera di Gisella, la piccola bambina della casa. Era Pippo, il topo meccanico, il giocattolo preferito da Gisella, quello che dormiva ogni notte tra la bambola e l’orsacchiotto, quello che bisognava dare la carica alla chiave sulla schiena per farlo squittire e correre nella stanza. La storia si trasforma presto in una nuova versione dell’asino selvatico e l’asino domestico di Esopo, dove ognuno dei due protagonisti prova invidia per la vita dell’altro.

Pezzettino

Tutti gli esseri umani, prima o poi, hanno problemi d’identità e di definizione positiva del sé.

Ancor di più i bambini, che di fronte agli insuccessi che comporta il percorso di crescita, possiedono una scarsa autostima. La storia del meraviglioso libro “Pezzettino”, inizia con la triste consapevolezza del protagonista di essere troppo piccolo per avere una propria identità. Lui è solo un minuscolo quadratino rosso mentre i suoi amici, invece, sono grandi: quindi lui doveva per forza essere una parte perduta di qualche altro essere vivente.

“A chi appartengo?”, si chiede Pezzettino, solo nel mezzo di un panorama brullo e arido. Il protagonista decide così di partire per un viaggio alla ricerca del “pezzo più grande” dal quale è caduto. Incontra per primo Quello-Che-Corre ma questi, sorpreso, risponde: “Come potrei correre se mi mancasse un pezzetto?”. Il piccolo quadratino continua così un pellegrinaggio tra mari, monti, montagne alla ricerca dell’essere già cresciuto del quale dovrebbe/vorrebbe essere parte. Viaggia alla ricerca del suo posto nel mondo fino a quando raggiunge l’isola “Chi sono”, dove scopre finalmente la sua unicità. Pr ottenere la nuova consapevolezza deve prime però rompersi in mille pezzetti che vengono subito ricomposti.

Leo Lionni con Pezzettino da una parte risponde alle mille insicurezze dei bambini ancora in cerca della propria identità, dall’altra indica che non bisogna mai avere paura di partire nella ricerca del sé. Un album illustrato che ci suggerisce anche quanto sia importante confrontarci con l’Altro per trovare le risposte necessarie alla nostra crescita e nel quale l’autore sottolinea ancora una volta l’importanza della diversità.. L’utilizzo della tecnica del collage per costruire tutto il percorso narrativo, permette agli adulti di proporre ai bambini di ritagliare tanti piccoli quadratini colorati per riprodurre i diversi protagonisti della storia. Ma soprattutto di inventarne uno nuovo che sarà la propria rappresentazione del sé, importante e diverso da ciò che ci circonda. L’ultimo passo sarà fare interagire la nuova forma con quella inventata dagli altri bambini: un modo simpatico per sentirsi meno soli.

 

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Marino Muratore curatore della rubrica

Libri nel catalogo bi.G.met.

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