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Anna Vivarelli

Marino Muratore curatore della rubrica

 

 

Biografia

Anna Vivarelli è nata a Torino nel 1958. Si laurea in Filosofia con una tesi sull’Estetica dell’Illuminismo. Esordisce giovanissima nella scrittura con testi teatrali e con radiodrammi per la Rai, e insegna Storia del Teatro in alcune scuole di recitazione. All’inizio degli anni Ottanta fonda con Guido Quarzo una compagnia di teatro per ragazzi ancora oggi attiva. Inizia alavorarenel campo della pubblicità e per oltre quindici anni è copy writer free lance per numerose agenzie.Nel 1994, in collaborazione con Guido Quarzo, pubblica con Einaudi Ragazzi il suo primo libro per bambini, Uomo nero, Verde, Blu,messo in scena dal Teatro dell’Angolo.Con Amico di un altro pianeta, di nuovo insieme a Quarzo, vince il Premio Cento, e due anni dopo, con La coda degli Autosauri, il premio del Battello a Vapore. Da quel momento si dedica quasi a tempo pieno alla letteratura giovanile: Mimì che nome è?,La nonna di Elena, con cui vince nuovamente il Premio Cento,Il mistero di Castlemoor, Il confine del paese, Tutta colpa di un cane.

All’attività della scrittura, affianca l’educazione alla lettura in scuole e biblioteche, incontri, letture teatrali e formazione per i docenti della scuola primaria e secondaria.

Nel 2009 e nel 2010, a quattro mani con l’amica e collega Anna Lavatelli, pubblica due romanzi storici per giovani adulti: Chiedimi chi sono, ambientato nell’Italia della fine del Settecento, e Senza nulla in cambio, nella Torino dei primi moti risorgimentali, e per il quale nel 2011 le autrici partecipano alla cerimonia del Quirinale dell’8 marzo per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Nel 2010 vince il premio Andersen come miglior autore, con la motivazione: Per una produzione narrativa dai risultati quanto mai convincenti e qualificati. Per essere una delle firme più interessanti degli ultimi anni, dimostrando di sapersi efficacemente e brillantemente confrontare con temi e moduli narrativi diversi. Nello stesso anno riceve in Sala Rossa il Sigillo Civico della Città di Torino.

Nel 2014 esce Odio il piccolo principe, una storia di adozione e ricerca di identità tra Venezia e Torino. Nel 2016, unendo il mestiere di narratrice per ragazzi ai suoi studi giovanili, pubblica Pensa che ti ripensa, un saggio di filosofia dedicato ai ragazzi, seguito l’anno dopo da Noi e gli altri, in cui affronta temi di filosofia della politica e della storia.

Il Settecento è un’epoca che ama per il fermento culturale, le grandi rivoluzioni politiche e sociali e la possibilità di raccontare uomini nuovi, che diventano protagonisti dei suoi romanzi. Vi ambienta anche una fuga avventurosa dal ghetto di Venezia, La terra sotto i piedi, poi Un mistero nero carbone ,scritto con Quarzo, La danza delle Rane, che nel 2019 entra nella cinquina finalista dello Strega Ragazzi ed è finalista al Premio Cento.

Il suo romanzo più recente, (maggio 2020), è Solo se mi credi, storia di amore e di anarchia, a quattro mani con Quarzo, che ha per sfondo la Torino operaia e borghese dei primi anni del Novecento.

 

sito web:https://www.annavivarelli.it/

Solo se mi credi:https://www.youtube.com/watch?v=rg5eQRek6p4

La terra sotto i piedi:https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=JgrjOVuaWrU

 

UN GUAZZABUGLIO DI BAMBINI

 

La scrittrice Anna Vivarelli regala ai lettori delle Biblioteche del Comune di Genova e della Liguria, la video-lettura della sua meravigliosa fiaba "Un Guazzabuglio di bambini”.  La storia è in apparenza semplice, ma in realtà molto profonda nei significati. Da sempre il mondo degli adulti desidera classificare le persone in base alle caratteristiche esteriori, semplificare il più possibile le diversità individuali. E questo è quanto succede anche all’interno di una delle tante classi II B di una scuola italiana. 

Gli alunni erano soltanto dodici. Avevano tutti sette anni, mese più mese. Erano tutti all’incirca alti così e larghi cosà, centimetro più centimetro meno, e avevano tutti un naso con due buchi e un paio di occhi sopra, dove cominciava il naso. Ma le somiglianze finivano qui.”, è questo l’incipit della storia che continua però elencando le differenze tra i bambini.

Con poche pennellate s’intuisce subito, e non solo dai nomi esotici di alcuni alunni, che ci troviamo di fronte ad una classe multiculturale.  Il primo giorno di scuola si presenta una nuova maestra che però si trova profondamente impreparata ad affrontare un mondo così vivace e complesso. Decide così di uniformare ogni cosa e persino cambiare il nome ad ogni alunno, perché tutti hanno troppe lettere straniere, abbinando ogni bambino con una forma geometrica.  (Cosa c’è di più spersonalizzante di quando qualcuno storpia il nostro nome o ancora peggio lo abbina a un numero od oggetto?)

Per fortuna i bambini, attraverso la loro creatività e il loro desiderio di raccontare, trasformeranno ogni figura geometrica nella loro storia di vita. La maestra finalmente comprenderà l’importanza delle differenze e della multiculturalità.   

 

 

 

 

 

 

 

ODIO IL PICCOLO PRINCIPE

Già il titolo del libro mi ha incuriosito. Come ci può essere qualcuno che odi il meraviglioso Piccolo Principe, una pietra miliare nella storia universale della letteratura per l’infanzia?  Il protagonista della storia sarà forse un uomo che odia le rose e non solo non vorrà innaffiarle, ma anche desidera reciderle da ogni angolo del pianeta? Oppure il personaggio principale sarà un pilota di aerei monoposto con una terribile esperienza, per colpa di un’avaria, nel deserto del Sahara? Queste e mille altre ipotesi hanno circolato nella mia testa prima di affrontare la lettura. E come sempre succede, la storia racconta ben altre cose rispetto a quanto immaginato. In realtà il protagonista è Lorenzo, un ragazzo di quindici anni che vive a Venezia e ha un brutto rapporto con i genitori.  Ha in Pietro l’unico amico nel mondo della scuola, odia il libro “Il Piccolo Principe” per l’eccessiva boriosità del protagonista, ma soprattutto è un adolescente solitario e alla deriva.  La sua situazione peggiora quando gli viene comunicato dalla coppia che lo accoglie che lui non è il figlio naturale, ma in realtà è stato da loro adottato. Da quel momento Lorenzo odierà la coppia di professori che credeva essere i suoi genitori: due adulti così sempre insopportabili per l’ossessione per la precisione e per le grandi attese verso  un “figlio” deludente perché non ama studiare.   E qui Anna Vivarelli dimostra una grande maestria e padronanza del tema del libro. Infatti, con leggerezza e profondità, riesce a descrivere i sentimenti che caratterizzano molti dei bambini adottati. La rabbia, la creazione di genitori immaginari e che hanno successo nella vita, ma che per qualche disgrazia hanno dovuto abbandonare i figli, è un tema ricorrente nei servizi sociali. Lorenzo fantastica che suo padre sia un famoso giocatore di rugby che gioca nella squadra più forte di Parigi e che lui riuscirà a ritrovare. Da quel momento il ragazzo non accetta più nulla in famiglia e diventa sempre più insopportabile: l’unica soluzione possibile è farlo ospitare provvisoriamente da una nonna stravagante che abita a Torino.  Nella città piemontese a Lorenzo vengono offerte opportunità di crescita, grazie soprattutto a un ambiente favorevole che gli regala nuova fiducia. La cosa importante è però che Lorenzo scopre che tutte le persone che lo circondano (la nonna, i genitori adottivi, la madre naturale, la nuova amica Janica) hanno tutti alle spalle storie terribili che hanno lasciato sofferenza e lacerazioni nelle anime, ma anche una grande capacità di amore. Grazie a quella consapevolezza, incredibilmente sarà Lorenzo a divenire l’elemento positivo di cambiamento nella vita di tutte le persone che lo circondano, liberando i segreti per troppo tempo sottaciuti. Un libro meraviglioso e da utilizzare nei percorsi con le classi. 
Sono inoltre particolarmente coinvolgenti le descrizioni sia di Venezia con le sue calle nascoste e lo strano personaggio del “Mascarer”, sia  Torino descritta non solo da piazze e monumenti, ma anche attraverso i sotterranei di un importante teatro cittadino.  Resta da dire che il personaggio del Piccolo Principe non sarà più odiato da Lorenzo, ma diverrà un riferimento nella sua vita.

Odio il Piccolo Principe: Anna Vivarelli legge e presenta il libro

 

 

 

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