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De Amicis

#laDeApresenta BEATRICE ALEMAGNA

 

“Penso che spesso la cosa che mi crea le idee per un libro sono le emozioni. Le emozioni degli altri più che le mie. Le emozioni che osservo sono il motore che mi porta a trovare delle idee per il mio lavoro”

Immagine tratta da giovanilettori.it ph Ian Scigliuzzi

Beatrice Alemagna, nata a Bologna nel 1973, è diventata molto rapidamente una delle autrici e illustratrici più apprezzate e premiate a livello internazionale grazie alla sua determinazione nell’esprimere uno stile unico e molto personale lontano da ogni corrente o moda del momento. All’inizio del suo percorso artistico ha lasciato l’Italia per trasferirsi a Parigi dove è stata da subito molto apprezzata. In un’intervista in occasione del Lucca Comics and game del 2013 ci racconta come Parigi sia stata per lei una città che le ha aperto le braccia da subito; arrivata già con parecchi libri e storie nel cassetto è infatti riuscita a conquistare l’editore che desiderava pubblicasse le sue storie (Autrement jeunesse) e ha iniziato a lavorare con dei manifesti per il Centre Pompidou.
Nel suo sito (http://www.beatricealemagna.com/) scopriamo che quando era bambina i suoi più grandi eroi erano Pippi Calzelunghe, Marcovaldo, Karlsson sul tetto, Silvester e Meffi. E che a otto anni aveva già deciso che una volta cresciuta sarebbe diventata una "pittrice e scrittrice di romanzi".

Immagine tratta da “Che cos’è un bambino?”

Ogni suo libro lascia una traccia chiara e nitida in chi lo legge. Le sue storie ci parlano della capacità di ridere di se stessi, dell’accettazione dei propri limiti, del coraggio di credere in se stessi fino a metterci in guardia nel non farsi sfuggire una cosa così gigantesca ed effimera come la felicità.

“Un bambino è una persona piccola, con piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo con idee piccole”: questo è uno dei primi messaggi che ci trasmette Beatrice Alemagna con il suo famoso albo illustrato “Che cos’è un bambino?” (Topipittori, 2008); per poi proseguire con storie che parlano di amici molto imperfetti che si trovano a dover affrontare la superficialità di un vero perfetto (I cinque malfatti, Topipittori, 2014) o di bambine come Edith che si sentono incapaci di fare nulla ma che scopriranno tesori (Il meraviglioso cicciapelliccia, Topipittori, 2015).
La produzione di Beatrice Alemagna è ormai ricchissima, tradotta in molti paesi in tutto il mondo e la sua carriera artistica ha visto numerosi riconoscimenti a livello internazionale. Le sue opere tradotte in italiano sono pubblicate da Topipittori, Donzelli e Phaidon.
Il suo ultimo libro La bambina di vetro, pubblicato in Italia da Topipittori, parla di una bambina così trasparente da mostrare a tutti i propri pensieri, che verrà esclusa e costretta a vagare per il mondo alla ricerca di una casa. “Gisèle non è una storia che parla di quanto sia potente la verità, ma di autostima e di coraggio. Di viaggio, di ricerca e di speranza” ci dice l’autrice.

Immagine tratta da “La bambina di vetro”

 

Il disegno come “ginnastica” per i ricordi 

In molte occasioni Beatrice Alemagna ha ricordato come l’urgenza di raccontare storie attraverso il disegno fosse presente in lei fin da piccola e come fosse già da bambina molto consapevole di quello che desiderava essere da grande: “da piccola nascondevo i miei libri sotto il cuscino, facevo le letture ad alta voce in camera mia e mi si sentiva gridare con tutte le voci diverse dei personaggi”.
Ancora oggi il sogno che tenta di realizzare con il suo lavoro è raccontare delle storie non solo ai bambini ma anche al bambino che sta dentro le persone adulte con albi illustrati che vadano bene dai 4 anni fino alla fine della vita: “mi piace definirmi come un’”illustrascrittrice” cioè mi piace pensare che nei miei libri le storie suggeriscano delle immagini e che invece le immagini raccontino delle storie a sé stanti”.
In un’intervista alla libreria Radice Labirinto racconta che l’ispirazione per i suoi lavori le arriva dai ricordi: “Quando ero bambina, quando mi trovavo con la cassetta delle matite spuntate a cercare di copiare un uccello, mia madre che sbucciava le cipolle sul tavolo da cucina mentre fuori pioveva. Le corse sotto i portici di Bologna. Immagini e sensazioni come queste sono ancora vividissime in me (forse perché le ho amate di un amore immenso) e ritornano nella mia testa, quando disegno. Disegnare è una ginnastica mentale (oltre che fisica!) per me: fa tenere in esercizio questi ricordi”.

Immagine tratta da Il meraviglioso cicciapelliccia

 

Storie nelle storie e letture possibili

Le sue storie sono ispirate dalle emozioni, non le proprie ma le emozioni degli altri quelle che arrivano dirette a chi le sa percepire. Il motore delle emozioni è la spinta principale per la scintilla creativa ma anche, ricorda l’autrice, sono fonte d’ispirazione tutte le stranezze della vita, la forza del caso, i paesaggi urbani e naturali e le piccole piccolissime cose di tutti i giorni.
Nei suoi libri spesso ci sono storie nascoste nelle storie, come succede ad esempio in Un leone a Parigi (Donzelli, 2009)  uno dei suoi libri di più grande successo anche grazie alle diverse letture possibili che la narrazione racchiude.

Immagine tratta dalla pagina Facebook dell’autrice

Ogni libro una nuova sperimentazione tecnica

In molte occasioni l’autrice ha affermato di essere autodidatta, ogni libro è stato per lei occasione di scoperta e sperimentazione di tecniche diverse: “ho cominciato con pochissimi colori perché ero terrorizzata dal colore, poi ho continuato con questo segno nero molto forte perché attribuivo fondamentalmente la forza del disegno al segno; ho iniziato ad aggiungere piccoli tocchi di colore poi sono passata alla tempera, poi ho iniziato a inserire le matite e poi ho scoperto il collage che è stato uno dei miei punti di svolta perché amo tantissimo le carte antiche, le vecchie fotografie e poi perché mi permette di non avere la padronanza del gesto” (https://www.youtube.com/watch?v=Wt1aW3jRBQs)

Come affermato da altri artisti incontrati in questa rubrica, Alemagna sostiene che nel processo creativo sia fondamentale l’imprevisto, il fatto di non controllare appieno la tecnica. Il collage offre questa opportunità: poter scoprire qualcosa che può sfuggire di mano è una parte interessantissima nell’apprendimento di una tecnica.

La sua tecnica è profondamente artigianale, non c’è mai l’uso del digitale, ogni tavola è “fatta solo con le mani”. Per completare un libro Beatrice Alemagna impiega sette o otto mesi normalmente e le sue immagini evolvono continuamente così che la proposta iniziale fatta all’editore sarà quasi sempre molto diversa dal risultato finale. Questa imprevedibilità e versatilità è di certo la sua forza.

 

Beatrice Alemagna…da pendere in prestito

Ecco una lista dei libri che puoi prendere in prestito

 

Beatrice Alemagna…da guardare e ascoltare

 

 

• Video lettura di “I cinque malfatti” 

  • Video lettura di “Che cos’è un bambino?”
  • Video lettura di “Le cose che passano”
  • Video lettura di “La bambina di vetro”
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