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Bianca Pitzorno

La rubrica “Una settimana con...,” iniziativa del Sistema Bibliotecario Urbano, è dedicata questa settimana alla scrittrice Bianca Pitzorno (nata a Sassari nel 1942). Traduttrice di romanzi di Tolkien e David Grossman, sceneggiatrice dell’Albero Azzurro e Tuttolibri, è conosciuta dal grande pubblico per i suoi numerosi libri per ragazzi, tutti caratterizzati da una grande attenzione alle eroine femminili. Tra i suoi grandi successi ricordiamo: Ascolta il mio cuore, Polissena del Porcello, La bambinaia Francese, La casa sull’albero,La bambina del Falcone. Ha vinto con i suoi libri sei volte il primo premio all’Andersen e i premi Città di Cento, Rodari, Napoli. È ambasciatrice nel mondo per l’Unicef.

Biografia

 

Bianca Pitzorno è nata a Sassari nel 1942 e si è laureata all’Università di Cagliari in lettere classiche, con una tesi di archeologia preistorica. Successivamente si è trasferita a Milano per studiare la Scuola Superiore di Comunicazione, diventando presto sceneggiatrice di programmi di grande successo come Tuttolibri, Chissà chi lo sa? Il Dirodorlando, L’albero azzurro.Nello stesso periodo Bianca Pitzorno ha tradotto, in italiano, opere di autori come Tolkien, Plath, Grossman.Come scrittrice si è cimentata in diversi generi letterari tra i quali la saggistica con il suo Manuale del giovane scrittore creativo e il contributo al manuale Come si si scrive un romanzo.Il suo primolibro per bambini, pubblicato in Svizzera, s’intitola Il grande raduno dei Cowboy al quale sono conseguiti i romanzi:Vita di Eleonora d’Arborea, principessa medioevale di Sardegna e L’incredibile storia di Lavinia. Negli anni novanta arriva il grande successo con Ritratto di una strega, storia di una giovane contadina toscana condannata per stregoneria, Principessa Laurentina,Ascolta il mio cuore e Polissena del Porcello, La bambina con il Falcone, La casa sull’albero. Le protagoniste dei suoi romanzi sono sempre eroine femminili, tutte dotate di notevole forza d’animo e una grande determinazione che le porta a non rinunciare mai ai propri sogni e alle proprie ambizioni. Donne ribelli che non accettano mai il ruolo che le convenzioni, le istituzioni e il mondo maschile le riserva, ma lottano sempre per l’indipendenza e l’autonomia. Bianca Pitzorno ha vinto con i suoi libri per bambini e ragazzi,più volte il primo premio Andersen, il premio Rodari, Pippi, Città di Cento, Città di Napoli. I suoi romanzi sono stati tradotti in Francia, Germania, Spagna, Grecia, Polonia, Ungheria, Corea, Giappone. Bianca Pitzorno fin da piccola ha imparato a memoria interi canti della Divina Commedia, capitoli dell’Orlando Furioso, brani in greco dell’Eneide. Ha un amore particolare per il cinema. Il motivo è molto curioso: la sua famiglia abitava l’unica casa che aveva un porticato nel centro di Sassari. Il proprietario degli unici cinque cinema cittadini affiggeva su una colonna del porticato le locandine dei film che avrebbe proiettato, in cambio di biglietti omaggio.Quasi tutti i giorni Bianca Pitzorno, fin da ragazza, poteva vedere gratis le novità cinematografiche. L’autrice collabora da molti anni con la Biblioteca Ruben Martinez Villena dell’Avana, creando una catena di solidarietà che la rifornisce di centinaia di libri illustrati per bambini. Dall'anno 2000 è stata nominata Ambasciatrice nel Mondo dell'Unicef.

 

 

 

 

La casa sull’albero” è un libro fantastico, surreale che ha suscitato diverse reazioni nel mondo della critica. Il racconto, che in origine non doveva essere pubblicato, era stato scritto nel 1977 da Bianca Pitzorno come regalo alla amica di otto anni Aglaia, dopo che quest’ultima le aveva confidato che avrebbe voluto costruirsi una casa su un albero del giardino. Una copia dattiloscritta, rilegata e illustrata dalla stessa Pitzorno, cominciò a circolare nella cerchia di amici e familiari con il titolo Aglaia sull’albero. Nel 1884, dopo varie insistenze, il libro venne pubblicato con il titolo La casa sull’albero, ripulito da tutti i riferimenti alla famiglia di Aglaia. Una successiva edizione con le magiche illustrazioni di Quentin Blake ottenne il grande successo.

Nel 1985 il libro ha ottenuto il Premio Andersen- il mondo dell’infanzia, nella categoria “Miglior libro per bambini dai 6 ai 9 anni”. Il romanzo è stato tradotto in molte lingue tra le quali spagnolo, ungherese, inglese, tedesco, catalano. Come in tutti i romanzi di Bianca Pitzorno, le protagoniste sono femminili: Aglaia, una bambina, e Bianca, una “grande amica” che rappresenta nel racconto la stessa autrice.La figura dell’adulto, come in ogni altra opera, riesce con facilità a stare dalla parte dei bambini.La trama è paradossale. Bianca e Aglaia hanno deciso di allontanarsi dalla città per vivere su una quercia.La casa è fantastica, un capolavoro di idraulica e di architettura ai limiti della fantascienza, con scale a chiocciola all’interno del tronco, letti appesi ai rami che dondolano con il vento per conciliare il sonno, perfino una sala da musica e ovviamente una biblioteca molto fornita.

“Era molto spaziosa ma dal prato nessuno avrebbe potuto indovinarne l’esistenza…Non aveva una pianta definitiva, cioè la disposizione delle stanze non era fissa. Di fisso c’era solo il pavimento e parte del tetto. Le pareti e le tettoie erano di foglie intrecciate, e si potevano spostare a piacere secondo il sole, il vento, il caldo, il desiderio delle due abitanti di stare insieme o da sole, la necessità di controllare da lontano la pianura intorno…In genere quando il tempo era bello, le pareti venivano tenute arrotolate in un angolo e la casa rimaneva aperta sui quattro lati.” (pag. 6)

La vita di Aglaia sembrava fantastica: tutto il giorno su e giù per l’albero giocando con gli animali, niente scuola – ci pensava Bianca, e ovviamente si trattava sempre di lezioni interessanti e molto divertenti – niente orari imposti dagli adulti per mangiare e dormire, tutta la libertà possibile. Insomma, il sogno di ogni bambino, o quasi. Anche Bianca si divertiva, in quanto se ne andava senza sosta su e giù per l’albero a fare innesti, e dappertutto si vedevano buffe fasciature ai tronchi incisi e uniti con rametti di alberi di diverso tipo. La quercia, grazie a quelli esperimenti riusciti, regalava noci, pesche, mele, ciliegie, more, castagne. Dopo molti tentativi si potevano raccogliere dai rami anche frutti tropicali come datteri, banane, noci di cocco, ananas manchi e persino l’albero del pane. Il bello era che non tutti i frutti maturavano nella stessa stagione e quindi c’erano in contemporanea rami spogli, fioriti, con nuove gemme, carichi di frutta.

Come in ogni storia però non tutto fila liscio. Il primo problema che si presenta è che nella parte inesplorata della quercia abitava da tempo un altro inquilino, il signor Brullo Beccaris, un uomo burbero, scostante, litigioso che fa infiniti dispetti e trova ogni scusa per indire riunioni di condominio durante le quali blocca le iniziative delle due donne. Il secondo imprevisto è paradossale. L’uomo spara, senza farle per fortuna troppo male, a delle cicogne in volo. Queste leggermente ferite, trovano riparo presso la casa di Aglaia, anche perché attirate dal profumo di biscotti di Bianca. Ognuna delle cicogne trasportava un fagotto, dentro ci sono quattro bambini che andavano recapitati ai loro futuri genitori. Impossibilitate a compiere la missione, i piccoli. Di fatto non ancora nati, saranno cresciuti in un modo originale e sconclusionato da Bianca e Aglaia. Ma presto un grave pericolo minaccia l’albero…

Un libro da leggere tutto in un fiato, lasciandosi trascinare dalle emozioni che via via l’autrice regala ai lettori.

 

 

Ascolta il mio cuore viene considerato il capolavoro di Bianca Pitzorno insieme a l’Incredibile Storia di Lavinia. In una intervista l’autrice ha ammesso che l’ispirazione è nata dalla lettura del libro Cuore di Edmondo De Amicis. Nel sito dell’autrice sarda, infatti, si può leggere quanto segue: “le vicende del libro (Cuore) erano raccontate dal punto di vista degli adulti. Era sempre suo padre che diceva ad Enrico: devi commuoverti,devi vergognarti, devi ammirare, devi pentirti. Come se le emozioni dovessero essere insegnate e non nascessero spontanee nell’animo del ragazzino”. L’operazione di Bianca Pitzorno nel libro è contraria: sono le tre bambine protagoniste a parlare in prima persona, raccontando le loro rabbie, sentimenti, amicizie, amori e soprattutto ribellioni di fronte alle ingiustizie. La storia è ambientata nell’anno scolastico 1949/50 in una cittadina sarda e raccontagli episodi accaduti nella classe IV B. I capitoli sono divisi per mese, da settembre a giugno e lo sfondo del romanzo è in un’Italia sconvolta dalla guerra che cerca di rimettersi in piedi.La cittadina è rigidamente divisa in classi, dove genitori e figli non perdono l’occasione per vantare le loro ricchezze o le loro origini nobili. Prisca, Elisa e Rosalba, le tre protagoniste femminili della storia, non sono legate ai loro privilegi e hanno in comune un grande senso di giustizia sociale;hanno nove anni e sono le migliori amiche tra loro fin da piccole (ed anche le loro famiglie hanno da sempre una grande amicizia tra loro). Prisca Puntoni è una bambina vivace, irrequieta, molto emotiva (il titolo del libro deriva proprio dal fatto che il cuore di Prisca batte molto rumorosamente quando si emoziona, cosa che accade spesso), molto fantasiosa ed amante della scrittura, figlia di un noto avvocato; Elisa Maffei è una bambina dal carattere mite, dolce e tranquillo che ha perso i genitori durante un bombardamento e vive con gli zii e i nonni paterni; Rosalba Cardano è una ragazzina creativa e molto brava nelle attività artistiche e nella matematica, figlia di un ricco commerciante ed una pittrice.La classe IV D della scuola Sant’Eufemia è divisa in tre gruppi di allieve (ahimè tutte bambine), i “Maschiacci”, (di cui ovviamente fanno parte i tre personaggi principali), i “Conigli” e le “Leccapiedi”, che non perdono mai occasione per fare battute cattive contro chiunque non sia ritenuto al loro livello.La nuova maestra, la signora Argia Sforza, inizialmente si presenta come gentile e sorridente, ma presto si rivela essere estremamente dura e autoritaria, in quanto controlla la pulizia e la disciplina delle alunne in modo maniacale, ricorre alle punizioni corporali per correggerne i comportamenti e soprattutto non si comporta in modo imparziale con loro: predilige le ragazzine della fila delle Leccapiedi, a cui spesso e volentieri regala voti alti non meritati e chiude un occhio di fronte alle loro mancanze, mentre non ha problemi a dispensare brutti voti e castighi alle altre bambine, a partire dai "Conigli", il tutto a causa della diversa estrazione sociale delle rispettive famiglie. Nella classe, all'inizio dell'anno, entrano due nuove alunne, Iolanda Repovik e Adelaide Guzzòn, bambine molto povere e dalle famiglie disagiate: la maestra le prende subito di mira e tenta in ogni modo di escluderle e di mandarle via, suscitando la rabbia delle tre protagoniste che progettano di provocare la maestra fino a farle perdere le staffe, così da costringerla a trattare anche una di loro come le bambine povere espulse dalla classe. Elisa, Prisca e Rosalba sperano così di suscitare una forte reazione nelle loro famiglie… ma il mondo dei grandi ha logiche molto diverse da quello dei bambini! Con molta creatività, intelligenza però alla fine le tre bambine riusciranno lo stesso a raggiungere il loro obiettivo. Come in tanti libri di Bianca Pitzorno compaiono raramente le figure maschili che sono quasi sempre negative, a parte i meravigliosi zii di Elisa Maffei.

Ascolta il mio cuore di Bianca Pitzorno,un libro meraviglioso che continua ad avere successo anche a distanza di oltre vent’anni: il racconto degli anni belli e difficili delle scuole elementari sembra affascinare anche i bambini delle generazioni successive. Perché ogni bambino, per crescere, deve confrontarsi con il mondo e accettarne limiti e conseguenze… e ascoltare il proprio cuore per imparare a leggerne le emozioni.

 

 

Marino Muratore curatore della rubrica

 

e-book e libri nel catalogo bi.G.met.

 

 

 

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