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Gallino

Recensioni

Il Diavolo e l’acqua scura

Stuart Turton
Neri Pozza, 2020

 

a cura del Gruppo di lettura della Gallino "Un tè in biblioteca".

Batavia, Indie orientali olandesi, 1634, la Saardam, col suo carico di pepe, spezie, sete e trecento anime tra passeggeri e membri dell’equipaggio, è pronta a salpare alla volta di Amsterdam. Una traversata non priva di insidie, tra malattie, tempeste e pirati in agguato in oceani ancora largamente inesplorati.

Le vele ripiegate, il galeone accoglie nel suo ventre il corteo dei passeggeri aperto da Jan Haan, il governatore generale di Batavia. In sella a uno stallone bianco, seguito da un’accozzaglia di cortigiani e adulatori e da quattro moschettieri che reggono una pesante cassa dal contenuto misterioso, Haan procede impettito.Ad Amsterdam riceverà l’ambito premio per i suoi servigi: sarà uno degli enigmatici Diciassette del consiglio direttivo della Compagnia. Poco dietro avanza il palanchino che ospita Sara Wessel, sua moglie, una nobildonna dai capelli rossi decorati di gemme preziose e un segreto ben custodito nel cuore, e Lia, sua figlia, una ragazzina insolitamente pallida. Seguono dignitari e passeggeri di riguardo, ciambellani, capitani della guardia e viscontesse e, alla fine, a chiudere il corteo, un uomo coi ricci scuri appiccicati alla fronte e un altro con la testa rasata e il naso schiacciato. Sono Samuel Pipps, celebre detective appena trasferito al porto dalle segrete del forte, dov’era recluso con l’accusa di aver commesso un crimine meritevole di processo in patria, e il tenente Arent Hayes, sua fedele guardia del corpo.

Le operazioni di imbarco proseguirebbero secondo un consolidato copione se un oscuro evento non funestasse la partenza. In piedi su una pila di casse, un lebbroso vestito di stracci grigi, prima di prendere stranamente fuoco, annuncia che «il signore dell’oscurità» ha decretato che ogni essere vivente a bordo della Saardam sarà colpito da inesorabile rovina e che la nave non arriverà mai alla sua meta. Non è il solo segno funesto. Non appena il galeone prende il largo, sulle vele compare uno strano simbolo: un occhio con una coda.

Sono più di 500 pagine,la trama è intricata, a volte complessa e, soprattutto all'inizio, difficile da seguire perché bisogna fare la conoscenza di tutti i personaggi che Turton fa muovere davanti ai nostri occhi. Ma è una fatica che vale la pena di fare, anche perché l'autore (e, penso, l'editor) hanno sparso lungo il libro piccoli riassunti su chi è chi. Poi la trama decolla e il lettore entra in un mondo in cui vivono in contemporanea il fantasy, il romanzo storico è un poliziesco di altri tempi, dove le donne sono esseri intelligenti e superiori anche se la cultura dell’epoca non le valorizza. Mi è piaciuto molto e lo consiglio.

Stuart Turton

È nato e cresciuto a Widnes , in Inghilterra, e ha studiato all'Università di Liverpool, dove ha conseguito un BA (Hons) in inglese e filosofia. Dopo la laurea, ha trascorso un anno lavorando come insegnante a Shanghai , prima di diventare giornalista tecnologico a Londra. Si è trasferito a Dubai per diventare giornalista di viaggio, vivendovi per tre anni fino a quando è tornato a Londra per scrivere il suo primo romanzo.

Il romanzo d'esordio di Turton, The Seven Deaths of Evelyn Hardcastle (pubblicato negli Stati Uniti come The 7 1/2 Deaths of Evelyn Hardcastle) ha vinto il First Novel Award ai Costa Book Awards 2018 e ha venduto in 28 lingue. Dalla pubblicazione, ha venduto oltre 200.000 copie nel Regno Unito. In un'intervista rilasciata al Guardian , ha descritto la scrittura del libro come "semplicemente orribile".

I sette morti di Evelyn Hardcastle hanno ricevuto numerosi altri riconoscimenti. Ha vinto il premio per il miglior romanzo ai Books Are My Bag Readers 'Awards 2018 . Nello stesso anno, è stato selezionato per un New Writers 'Award agli Specsavers National Book Awards , Debut of the Year ai British Book Awards , e per un New Blood Dagger e Gold Dagger a i premi dell'Associazione degli scrittori del crimine .

Val McDermid ha scelto Turton per apparire nel suo pannello New Blood al Theakstons Old Peculier Crime Writing Festival. Nel 2019, è stato selezionato per il miglior romanzo d'esordio agli Strand Magazine Critics Awards e per il Glass Bell Award.

Nell'ottobre 2020 è stato pubblicato il secondo romanzo di Turton, Il Diavolo e l’acqua scura È stato selezionato per il 2020 Books Are My Bag Fiction Award . È stato anche selezionato per Between the Covers , un programma televisivo in sette parti su BBC Two condotto da Sara Cox .

 

Dietro i suoi occhi

Pinborough, Sarah

Mondolibri 2017

a cura del Gruppo di lettura della Gallino "Un tè in biblioteca".

Dietro i suoi occhi di Sarah Pinborough assolutamente da leggere ne è stata tratta una serie tv su Netflix.

Louise vorrebbe dire ad Adele tutta la verità, anche se si sono appena conosciute. Anche se Adele le sembra una donna così fragile, tormentata com'è dall'insonnia e dalla solitudine. Louise vorrebbe dirle che quella sera, al bar, quando è entrato quell'uomo, lei ha provato qualcosa che, nella sua vita di madre single, non provava da tempo. Vorrebbe dire ad Adele che le dispiace di averlo baciato e che non poteva sapere che quell'uomo era suo marito. Anche Adele ha i suoi segreti. Non fa parola della nuova amica con David e nasconde a Louise ciò che accade quando, nella loro splendida casa nel cuore di Londra, lei e il marito sono finalmente soli dietro porte chiuse. Così come ogni giorno, da anni, Adele nasconde a tutti quello che accade nella sua mente, là dove nessuno può spiarla. Perché tante bugie, si chiede Louise? Divisa tra il suo fascinoso amante e la nuova, bellissima amica, soffocata dal castello di menzogne che lei stessa ha costruito, Louise dovrà trovare il coraggio di guardare dentro il matrimonio di Adele e David. Sapendo che le verità più spaventose si annidano nella mente, dietro quegli occhi che Adele, insonne, non chiude mai.
 

Sarah Pinborough

Nata nel 1972 a Milton Keynes da padre diplomatico, ha trascorso la giovinezza all'estero (Siria, India, Sudan e Russia).

A partire dal suo esordio nel 2004 con l'horror “The Hidden”, ha in seguito pubblicato numerosi romanzi spaziando tra vari generi quali il fantasy, il gotico e il thriller.

Dietro i suoi occhi” è il suo primo thriller psicologico, uscito in Inghilterra a inizio 2017, ha raggiunto immediatamente il primo posto assoluto della classifica del Sunday Times, un bestseller in America, diventando a tutti gli effetti il fenomeno letterario dell'anno.

Dal romanzo, nel 2021, è stata tratta l'omonima miniserie TV

ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE. E MALEDETTAMENTE GENIALE.»

Stephen King, su Twitter

«IN DIETRO I SUOI OCCHI È IMPOSSIBILE INDOVINARE CHI STIA MANIPOLANDO CHI… E IL FINALE È IRRIPETIBILE.»

The New York Times Book Review

«IL THRILLER PIÙ FORTE DELL’ANNO. LEGGETELO SUBITO PRIMA CHE QUALCUNO VI ROVINI IL FINALE.»

John Connolly, autore bestseller del New York Times

«DIETRO I SUOI OCCHI È UN THRILLER MAGISTRALMENTE COSTRUITO, CHE FA PENSARE AL MIGLIOR E PIÙ INQUIETANTE HITCHCOCK. DARK E DISTURBANTE, È IL TIPO DI THRILLER CHE DAVVERO NON VI FARÀ DORMIRE.»

Joe Hill, autore bestseller del NY Times

“QUESTO ROMANZO STA PER DIVENTARE LA VOSTRA NUOVA OSSESSIONE."

Harlan Coben, autore bestseller del New York Times

"UN CAPOLAVORO DI SUSPENSE. LA PINBOROUGH BRILLA DI LUCE LUMINOSISSIMA NEL FIRMAMENTO DELLE NUOVE AUTRICI DI THRILLER."

Booklist

IL TRENO DEI BAMBINI

Ardone, Viola

Einaudi - 2019

a cura del Gruppo di lettura della Gallino "Un tè in biblioteca".

Romanzo che racconta la vicenda poco conosciuta di migliaia di bambini meridionali che nel secondo dopoguerra,grazie al Partito Comunista, vennero strappati alla miseria e affidati alle famiglie del Nord e del Centro.
Amerigo, il bambino protagonista, racconta la sua avventura quando lascia il suo rione di Napoli e sale su un treno.
Spaventato dalle dicerie sulle cattiverie e crudeltà dei comunisti arriverà in una città sconosciuta dove verrà accolto e inizierà una nuova vita in una nuova famiglia.
Imparerà a suonare il violino e la sua esistenza non tornerà più la stessa.

Molti bambini torneranno a casa dopo l'inverno, altri dopo anni, altri verranno adottati dalle famiglie ospitanti.
Amerigo..quando tornerà a casa si sentirà diviso a metà e quando sarà adulto si renderà conto di aver vissuto una vita che non era la sua .
Un libro emozionante, bello ,profondo
Mi è rimasto nel cuore.

Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell'editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (2013) e Una rivoluzione sentimentale (2016) entrambi editi da Salani. Nel 2019 pubblica con Einaudi Il treno dei bambini.

Il linguaggio segreto dei fiori
Diffenbaugh, Vanessa
Garzanti - 2011

a cura del Gruppo di lettura della Gallino "Un tè in biblioteca".

"Il linguaggio segreto dei fiori" di Vanessa Diffenbaugh.

Il titolo del libro sembra presagio di una storia quasi pervasa di un romanticismo stucchevole. In realtà rappresenta l'ancora di salvezza di Victoria, personaggio tanto bizzarro quanto tragico, per il riscatto di una vita tormentata dalla paura dell'abbandono, vero tema del libro. Una paura che la porta a torturarsi e a torturare chi le vuole bene e cerca di aiutarla. Abbandonata piccolissima dalla madre passa l'infanzia da una famiglia affidataria all'altra a causa del suo carattere spigoloso e pestifero. Trova in Elisabeth quella pazienza e perseveranza nel comprendere e perdonare i comportamenti sgradevoli della ragazza alla quale trasmetterà la sua passione per la botanica e il linguaggio dei fiori. Victoria riuscirà a distruggere anche il rapporto con Elisabeth e finirà nuovamente in una casa d'accoglienza fino alla maggiore età. Rifiuterà un lavoro pianificato dall'istituto, facendo una vita da barbona, il cui rifugio sarà un angolo di un parco pubblico, dove comincerà a curare una sorta di piccolo giardino personale. Il contatto fisico con le piante, contrariamente a quello umano che detesta profondamente, la appaga totalmente. La necessità di sopravvivere la porterà a cercarsi un lavoro che sfocerà inevitabilmente in quello che ama di più, i fiori e le piante. Troverà in Renata, fioraia, una seconda Elisabeth, che l'aiuterà in questo suo percorso. Coltiverà la sua passione espandendo il suo sapere e diventando quasi una sorta di guru per le coppie, che si devono sposare, per avere un matrimonio felice. L'allestimento floreale delle nozze, tradotto col linguaggio dei fiori, rappresenterà i desideri di un futuro felice degli sposi stessi. Victoria avrà un amore devoto, Grant, e una figlia, Hazel, che è il nome del fiore del nocciolo e il cui significato è "riconciliazione". Riuscirà a ferire anche loro in un processo di autodistruzione continua di se stessa e degli altri. Passato e presente impregnano continuamente la trama del libro, che rappresenta il continuo tormento che attanaglia la vita di Victoria. Il bisogno di un perdono importante che viene dal passato e che ..arriverà, l'aiuterà a raggiungere finalmente quella pace interiore di cui ha tanto bisogno. A proposito di Hazel scrive "...tese le braccine verso di me e lanciò dei gridolini di gioia. Quel suono aprì una crepa nel guscio che mi avvolge il cuore come un acuto che infrange il bicchiere di cristallo" . E ancora "...con il tempo avremmo imparato a conoscerci e io avrò saputo darle, come ogni madre alla figlia, un amore imperfetto e senza radici".

Un libro molto intenso e incalzante che ti prende dall'inizio alla fine. Ambientato a San Francisco.
L'autrice, Vanessa Diffenbaugh, scrive in maniera fluida e parla di argomenti che conosce per esperienza personale in quanto, pur avendo due figli naturali, è madre affidataria di altri otto ragazzi.

L'ho trovato proprio un bel libro, lo consiglio

Vanessa Diffenbaugh (San Francisco, 1978)

Si è laureata a Stanford in Scrittura Creativa e in Educazione Artistica. Ha lavorato a lungo e lavora tutt'oggì in associazioni no-profit aiutando e accogliendo giovani 'a rischio', senzatetto e bambini in affido.

Vanessa inoltre gestisce una rubrica mensile sull'educazione dei figli nel giornale locale di Sacramento.
Il linguaggio segreto dei fiori (Garzanti 2011) è il suo primo romanzo. È un fenomeno editoriale quasi senza precedenti. Conteso da tutti gli editori del mondo, è stato venduto in trenta paesi, dopo aste agguerrite e cifre record. In uscita contemporanea in tutto il globo, racconta, attraverso uno dei personaggi più straordinari mai creati, una storia di forza e di coraggio, di redenzione e di sofferenza, di amore e di incredibile sete di vita.

Malinverno
Dara, Domenico
Feltrinelli , 2020

a cura del Gruppo di lettura della Gallino "Un tè in biblioteca".

Oggi proponiamo Malinverno di Domenico Dara.

Timpamara è un luogo magico in cui la realtà perde i suoi contorni, si slabbra.
C’è un odore inconfondibile per gli amanti della letteratura: è quello che si respira a pieni polmoni appena varcato l’ingresso di una libreria o quando si cammina tra gli scaffali di una biblioteca. È un odore che sa di casa, di promesse, di nuove avventure.
Il paesaggio in cui si ambienta Malinverno ha questo profumo. In passato qualcuno vi ha costruito una cartiera, e da quel momento ogni tanto si vedono svolazzare, sopra la testa degli abitanti, fascicoli pieni di parole e storie mai sentite prima. I cittadini di Timpamara li afferrano al volo, incuriositi; a volte se li scambiano, quando capiscono che quella storia non ha a che fare con loro.
E improvvisamente il paese si popola di personaggi che sembrano usciti dai libri: le mamme iniziano a chiamare i propri figli Achille, Godot, Agamennone, Victorùgo; i bambini fanno a gara per capire chi possegga l’etimologia più importante. Sembra di essere immersi in una fiaba, e forse, in qualche modo, è così. Perché Timpamara è un luogo magico, come lo sono un po’ tutti i luoghi inventati; è un luogo in cui la realtà perde i suoi contorni e lascia intravedere un bagliore di magia. E negli incroci, tra le vie strette e striminzite, fa capolino, di tanto in tanto, la scintilla dei desideri irrealizzati.
In un posto così, è quasi scontato che si possa trovare un personaggio come Astolfo Malinverno: zoppo fin dalla nascita, malinconico, sognatore, amante dei libri. Il suo mestiere è quello del bibliotecario, ma ben presto a questo incarico se ne aggiunge un altro, solo apparentemente inconciliabile. È successo che il custode del cimitero è stato costretto da una caduta a una pensione anticipata, e a Malinverno viene chiesto di occupare il posto rimasto vacante. Dopo qualche esitazione, accetta, e così si trova, nel tempo libero, ad aggirarsi tra le tombe, incuriosito dalle storie silenti che ogni nome nasconde. Malinverno è a caccia di racconti, si capisce, ed è forse per questo che un giorno rimane ipnotizzato da una lapide senza nome, su cui si trova solo una foto: quella di una donna bellissima. Da quel giorno Malinverno le farà spesso visita, per raccontarle le sue giornate, per cercare di capirne di più. La chiamerà Emma, come la protagonista di Madame Bovary, perché è convinto di scorgere nei suoi occhi la stessa malinconia, lo stesso bisogno di immaginazione che aveva trovato tra le pagine di quel libro. Poi, un giorno, inaspettatamente, appare al cimitero una donna misteriosa: ha gli stessi occhi della ragazza della foto, la sua stessa bellezza ...
Un romanzo che è un omaggio ai libri.
Lo consigliamo vivamente

Domenico Dara (Catanzaro 02/02/1971),

Dopo aver trascorso l'infanzia e l'adolescenza a Girifalco, in Calabria, ha studiato a Pisa, laureandosi con una tesi sulla poesia di Cesare Pavese. Vive e lavora in Lombardia. Ha esordito con Breve trattato sulle coincidenze, la storia del postino di Girifalco con la passione per le lettere d'amore che ha raccolto l'apprezzamento dei lettori e il favore della critica. Per la sua opera prima, già finalista al Premio Calvino, ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Palmi, il Premio Viadana, il Premio Corrado Alvaro e il Premio Città di Como.

Con il secondo romanzo, Appunti di meccanica celeste, ha vinto la XLI edizione del Premio Stresa nel 2017

Romanzi

Curatele

L'architettrice
Melania G. Mazzucco
Einaudi, 2019

Dalle bibliotecarie ... idee di lettura

Una donna e la sua arte nella Roma del Bernini

Siamo nel Seicento a Roma, Plautilla Briccia viene educata dal padre, pittore ed artista eclettico di poca fama, alla pittura.

La sua arte è difficile da esercitare in un mondo come il suo che è monopolio degli uomini.

Un tenace e fruttuoso impegno nello studio della pittura e dell’architettura, unito all’incontro con Elpidio Benedetti, personaggio cittadino influente e piuttosto ricco, la porteranno a raggiungere un obbiettivo insperato: la progettazione e la realizzazione di una villa molto particolare e originale sopra un colle di Roma.

Con il suo coraggioso impegno diviene così la prima “architettrice” della storia moderna.

L’autrice dell’opera è Melania Mazzucco, (prestigiosa scrittrice già vincitrice del Premio Strega con “Vita”) che con questo romanzo, ricco di atmosfere della Roma del Seicento, ritorna alla sua passione per l’arte e per le biografie degli artisti.

Su questo argomento ricordiamo “La lunga attesa dell’angelo” e “Jacomo Tintoretto & i suoi figli": storia di una famiglia veneziana” già scritti da lei in precedenza, entrambi presenti in biblioteca.

Mazzucco, Melania Gaia. – Scrittrice italiana (n. Roma 1966).

Dopo la laurea in storia della letteratura italiana moderna e contemporanea e gli studi al Centro sperimentale di cinematografia ha iniziato a scrivere per il cinema e a collaborare come redattrice presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sensibile affabulatrice, in grado di creare complessi intrecci narrativi giocati su diversi piani spaziotemporali, ha ambientato le prime opere in prevalenza nel passato. Al primo romanzo, Il bacio della medusa (1996), tragica storia di amori femminili e di lotta contro le convenzioni sociali nella Torino di primo Novecento, hanno fatto seguito La camera di Baltus (1998), Lei così amata (2000) e Vita (Premio Strega 2003), rievocazione densa, sospesa tra racconto immaginifico e memoria storica, delle vicende della famiglia dell'autrice emigrata negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso. Con Un giorno perfetto (2005, da cui è stato tratto il film di F. Ozpetek) M. ha creato invece un attuale e drammatico racconto corale ambientato in un'unica giornata vissuta nel caos della Roma contemporanea. Nel 2008 ha pubblicato La lunga attesa dell'angelo (2008, Premio Bagutta 2009), racconto degli ultimi giorni di vita del grande pittore veneziano Tintoretto, la cui tormentata vicenda personale ha ripreso in Jacomo Tintoretto e i suoi figli (2009), mentre sono del 2012 Limbo (da cui è stato tratto il film per la televisione di L. Pellegrini del 2015), romanzo della contemporaneità in cui una donna soldato torna dal deserto afghano per misurarsi con altri deserti, più intimi e domestici, e la favola Il bassotto e la regina ed è del 2013 il romanzo Sei come sei, storia di una coppia omosessuale e della loro figlia, nata da un utero in affitto, in lotta contro i pregiudizi. Nel 2014 ha pubblicato il volume Il museo del mondo, in cui raccoglie i cinquantadue capolavori dell'arte, scelti da lei, e le storie a loro legate, raccontate nell'arco di un anno su la Repubblica in una rubrica settimanale. Tra i suoi lavori più recenti vanno segnalato i romanzi Io sono con te (2016) e L'architettrice (2019).

Suite Francese

Némirovsky, Irène

prefazione e traduzione di Lanfranco Binni
Garzanti, 2015

 

 

a cura del Gruppo di lettura della Gallino "Un tè in biblioteca".

Cari amici lettori, ho finito di leggere il libro di Irène Némirovsky: "Suite Francese".

Di questo libro prima avevo visto il film, che mi ha spinto successivamente a leggerlo. "Suite Francese" si articola in due parti: "Tempesta di giugno" e " Dolce".

Nel primo si narra delle vicende di vari personaggi in fuga da Parigi all'avvento dell'occupazione nazista. Si è letteralmente travolti dai tanti sentimenti negativi e pochi positivi, che questa situazione tragica fa emergere dai vari personaggi descritti, il cui unico scopo è sfuggire al pericolo del nemico.

Vigliaccheria, cinismo, meschinità, ma anche pietà e coraggio talvolta. Personaggi che vanno dal ricco banchiere, al prete, alla prostituta e al ragazzo giovanissimo, che cerca grottescamente di andare al fronte per amor patrio, e allo scrittore che vive ancora in un mondo tutto suo.

In "Dolce" troviamo invece la storia d'amore tra un ufficiale tedesco e una donna con il marito in guerra, nella cui casa trova alloggio. C'è anche il personaggio della suocera che aleggia onnipresente sulla loro storia, ovviamente intollerabile per lei.

Una storia d'amore delicata a suo modo, in una cornice sia pur tragica. Bruno e Lucile sono solo un uomo e una donna che hanno bisogno soprattutto di calore umano e di evadere dalla drammaticità della guerra, ritrovandosi in piaceri condivisibili come uno scambio di letture, l'ascolto della musica o una fuggevole passeggiata sotto le stelle, con la complicità del giardino di casa. In questa parte del libro, riguardo alla popolazione, si arriva quasi a una sorta di convivenza pacifica tra nemici. Quasi una sorta di "voler quieto vivere" a tutti i costi tra occupanti e occupati. Basta però una vendetta d'amore e non chissà quale cospirazione partigiana a far saltare tutti gli equilibri. Cito un passo del libro in una parte del suo epilogo " si sa che l'essere umano è complesso, plurale, scisso, pieno di risvolti, ma ci vogliono guerre, grandi rivolgimenti per rendersene conto.......non ci si può illudere di conoscere il mare se non lo si è visto nella tempesta come nella quiete" .

Le ultime pagine del libro sono originali e non revisionate dall'autrice, perché venne arrestata e deportata dai nazisti.

L'ho trovato un libro molto avvincente per la pagina di storia che descrive e perché fa molto riflettere sui molteplici aspetti e comportamenti del genere umano alle prese con le tragedie della vita. Per chi non l'avesse letto lo consiglio.

Irène Némirovsky (Kiev, 11 febbraio 1903– Auschwitz 17 agosto 1942)

È stata una scrittrice francese di origine ebraica, vittima dell'Olocausto.

Nata in Ucraina, di religione ebraica, convertitasi poi al cattolicesimo nel 1939, ha vissuto e lavorato in Francia. Arrestata dai nazisti, in quanto ebrea, Irène Némirovsky fu deportata nel luglio del 1942 ad Auschwitz, dove morì un mese più tardi di tifo.

LA VERSIONE DI FENOGLIO

Carofiglio, Gianrico

Einaudi - 2019

Dalle bibliotecarie ... idee di lettura

Due uomini di diversa età e con due diversi punti di vista sulla vita, che si incontrano per caso, sono i protagonisti de “La versione di Fenoglio”. Il primo è il Maresciallo dei Carabinieri Pietro Fenoglio, ex studente di Lettere presso la facoltà di Torino che, a sedici mesi dalla pensione a causa di una severa artrosi all’anca con decorso quasi fulmineo, si vede costretto prima a operarsi e poi a sottoporsi a una serie di sedute di riabilitazione, il secondo è Giulio Crollalanza, un giovane di ventitrè anni, reduce da un incidente stradale a sua volta operato per l’inserimento di una protesi all’anca, studente di giurisprudenza prossimo alla laurea (due esami e la tesi), “figlio d’arte” e con un futuro già spianato, un futuro che tuttavia non vuol intraprendere perché “come comprendere cosa voler fare della propria vita, come comprendere quale strada sia giusta e quale sbagliata per noi?”

Personaggio femminile interessante è la fisioterapista Bruna, una donna matura e a suo modo bella, con un fondo di malinconia negli occhi, che emana forza collocandosi tra i due come un materno trait d’union, incarnando la disciplina e la cura nel mondo ristretto della palestra. Bruna è infatti una presenza intermittente, che fa le sue comparse solo per assegnare gli esercizi e valutare i progressi del maresciallo e dello studente, e poi si ritira, lasciandoli discorrere durante le sedute di riabilitazione.

È il caso o l’intuizione di Bruna, fisioterapista attenta non solo al recupero fisico dei suoi pazienti ma anche a quello morale, a far combaciare l’orario delle sedute di terapia del maresciallo Fenoglio con il giovane Giulio?

Il carabiniere e il ragazzo, durante le sessioni di fisioterapia, iniziano a chiacchierare. Ne nasce un dialogo profondo che li spingerà a raccontarsi l’un l’altro fino allo sbocciare di un’amicizia composta e forte. Quasi sicuramente Giulio vede in Pietro il padre che non è mai riuscito ad apprezzare; Pietro lo ascolta, lo consiglia, lo sprona a credere nei suoi sogni e probabilmente Giulio, non avendo mai ricevuto dal padre queste attenzioni, si sente protetto da Pietro e riesce a calmare anche le inquietudini che lo tormentano.

Il Maresciallo Fenoglio, attraverso i suoi racconti cerca di spiegare come un caso venga risolto, spesso attraverso una logica di indagine ben definita dove, passo dopo passo, si riesce a ricostruire l’accaduto nella sua interezza e si riesce a far chiarezza sul movente dell’omicidio e su chi concentrarsi durante le indagini.

Come dice lo stesso protagonista Fenoglio nel libro: “Una parte del lavoro investigativo, una parte di cui pochi sono consapevoli, ha molto a che fare con le parole. Per certi aspetti assomiglia a quello dello scrittore di romanzi o dello storico […] Il primo compito dell’investigatore è quello di ricostruire quanto si è verificato […] Immaginare come potrebbero essere andati i fatti significa costruire una storia che contenga una spiegazione plausibile di tutti gli indizi” .

E’ chiaro il riferimento dell’autore a una logicità di azioni che un buon investigatore dovrebbe compiere per risolvere un caso, andando ad eliminare completamente l’idea che, per risolvere un caso di omicidio, sia necessario essere speciali o unici. Qui si parla di realtà e nella realtà non esiste il supereroe, esiste la persona normale che cerca di fare al meglio il proprio lavoro applicando dei principi appresi durante l’apprendistato, concernenti un modus operandi ben definito.

Pietro racconta, una storia dietro l’altra, pescando nella memoria quelle indagini che più testimoniano il suo percorso. “Investigare è l’arte di osservare lentamente”, rivela al giovane che lo ascolta. Investigare è anche la costruzione di una storia: l’investigatore deve immaginare come sono andati i fatti, mettere insieme gli indizi. Questo è costruire una storia, e per farlo le parole sono importanti.

Sono le parole a salvare un giovane suicida, inducendolo a liberarsi dei suoi fantasmi, o ad accompagnare un ragazzo fragile a confessare la verità. Per smascherare un bugiardo ci sono tecniche, c’è l’esperienza, c’è l’osservazione, e così si salva dal carcere una prostituta che si autoaccusa di un delitto mai commesso.

Per interpretare una testimonianza ci vuole psicologia e attenzione, perché le persone non valgono tanto come testimoni, tendono tutti a mentire, a raccontarsi la propria versione.

Si conosce l’umanità, la si interpreta, nei suoi aspetti più oscuri, imperfetti, e si viene condizionati al punto che si finisce per conoscere meglio anche se stessi.

Giulio ascolta e impara, scoprendo quanto potere c’è nell’osservare per capire, lui che ha sempre praticato il distacco. E quanta costruzione c’è nell’investigazione, un aspetto nuovo che affascina il giovane, che sogna di scrivere storie e scopre un carabiniere che è a modo suo uno scrittore di romanzi, uno storico, un conoscitore dell’animo umano.

A uno si rivela la realtà, con le sue contraddizioni, con la ricchezza di un’umanità dolente e fragile; l’altro si rende conto di avere tante storie dentro di sé, che ha ritrovato parlando con il ragazzo. Sarebbe andato avanti senza rendersene conto, perdendole. “Le storie non esistono, se non vengono raccontate”.

"La versione di Fenoglio" è un manuale sull'arte dell'indagine, nascosto in un romanzo avvincente, popolato da personaggi di straordinaria autenticità: voci da una penombra in cui si mescolano buoni e cattivi, miserabili e giusti (come dice la quarta di copertina).

Carofiglio, Gianrico - (Bari 30/5/1961)

Magistrato e scrittore italiano. Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Bari, ha esordito nella narrativa nel 2002 con Testimone inconsapevole, romanzo che ha inaugurato il genere del legal-thriller in Italia, e ha introdotto il personaggio dell'avvocato Guerrieri, protagonista anche dei successivi Ad occhi chiusi (2003) e Ragionevoli dubbi (2006). Oltre al romanzo di tono più intimista Il passato è una terra straniera (2004; premio Bancarella, 2005), è autore di un romanzo a fumetti (Cacciatori nelle tenebre, 2007), illustrato dal fratello Francesco, e di alcuni saggi tra i quali si ricorda L'arte del dubbio (2007). Eletto senatore per il Partito democratico nel 2008, nello stesso anno ha pubblicato il romanzo Né qui né altrove. Una notte a Bari, in cui, confrontandosi con la realtà sociale della sua città, analizza le contraddizioni e le potenzialità dell'Italia del Sud, e Mondi al limite (con altri otto autori), raccolta di testimonianze dirette sulle realtà in cui opera l'organizzazione Medici senza frontiere. Tra i suoi lavori più recenti: Il paradosso del poliziotto (2009), romanzo sulla tecnica e l'arte di interrogare; Le perfezioni provvisorie (2010), protagonisti del quale tornano a essere Bari e l'avvocato Guerrieri; la raccolta di racconti Non esiste saggezza (2010); il saggio La manomissione delle parole (2010), riflessione sull'uso del linguaggio, che nel 2012 ha portato sulla scena teatrale; il romanzo Il silenzio dell'onda (2011, finalista al Premio Strega), narrazione serrata e struggente sul rapporto tra genitori e figli, sulla mancanza e le assenze; Cocaina (2013), di cui è autore di uno dei tre racconti che lo compongono, gli altri due sono di M. Carlotto e G. De Cataldo, incentrati sul tema della droga nella società moderna; Il bordo vertiginoso delle cose (2013), romanzo sui temi della memoria e del ritorno; tutti nel 2014, i romanzi La casa nel bosco, scritto con il fratello Francesco, che sull'onda dei ricordi indaga i momenti forti della crescita e delle relazioni familiari, Una mutevole verità, giallo in cui compare per la prima volta il personaggio del maresciallo Pietro Fenoglio, e La regola dell'equilibrio, in cui torna l'avvocato Guerrieri alle prese con un magistrato corrotto. Nel 2015 ha pubblicato il saggio Con parole precise. Breviario di scrittura civile, riflessione sull'importanza della parola giusta e sui rischi e le potenzialità del suo uso, cui hanno fatto seguito, entrambi nel 2016, la raccolta di racconti Passeggeri notturni e il romanzo L'estate fredda , Le tre del mattino (2017), Con i piedi nel fango (con J. Rosatelli, 2018), La versione di Fenoglio e La misura del tempo (2019, finalista al Premio Strega 2020) e il pamphlet Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e di altre cose (2020).

La figlia del peccato

Gunnis, Emily

narrativa - 2020

Dalle bibliotecarie...idee di lettura

Una lettera straziante. Una ragazza rinchiusa. Un mistero da risolvere. “La figlia del peccato” romanzo emozionante e straziante, ispirato a fatti realmente accaduti nel Regno Unito e in particolar modo in Irlanda, narra la storia della forza di una madre disposta a tutto pur di proteggere il proprio figlio. Basato sui documenti relativi alle Case Magdalene, istituti di accoglienza - o meglio reclusione - per ragazze in gravidanza, che non potevano ricorrere a un “matrimonio riparatore”, per minorate mentali – o supposte tali - e per ribelli al codice morale dell’epoca, racconta una triste e vera storia di sessismo, di violenza contro le donne e, in taluni casi, di femminicidio e infanticidio.

Attraverso l’espediente, ben riuscito, del ritrovamento di un carteggio risalente agli anni ’50, rivenuto a casa della nonna, Sam, giovane giornalista in cerca di uno scoop, inizia a indagare su un mistero che si infittisce e la cui rivelazione mette in pericolo lei stessa e coloro che ama.

Il romanzo è raccontato su due linee temporali; inizia nel 1959 al convento di Saint Margaret nel Sussex, in Inghilterra, con una delle tante lettere di Ivy Jenkins, che raccontano degli orrori visti e subiti non solo da lei, ma anche da altre madri e bambini in balia delle suore, dei medici e di tutti quelli della casa.

Al centro della vicenda due gemelle separate alla nascita perché figlie del peccato, ossia di un relazione extraconiugale: una sarà amata, l’altra sarà abusata; una vivrà e l’altra perirà. Si incontreranno per poche ore, ma, da quel momento, niente sarà più come prima.

Un convento gestito da suore votate, teoricamente, al bene, in realtà capaci di fare tutto il male possibile. Ci aspetteremmo da loro compassione, supporto e gentilezza, ma la storia dice altro, Ivy ci racconta la sua tragedia, la crudeltà, l'arte ingannevole e il sadismo delle suore. Ivy è una giovane ragazza mandata dalla sua famiglia in un convento solo per il "peccato" di essere rimasta incinta e di non essere sposata.

Tutti hanno sempre saputo, ma nessuno ha mai rivelato la verità.

Nel 2017, la giornalista Samantha Harper scopre delle lettere che Ivy ha scritto mentre era al Saint Margaret, molte delle quali indirizzate al padre del bambino, che implorano di salvarla dagli abusi quotidiani subiti e l'ultima indirizzata ad una bambina misteriosa di nome Elvira.

Sam, in cerca della sua grande occasione per riuscire finalmente ad ottenere più considerazione e rispetto nella redazione del giornale per il quale lavora, sa che c'è una grande storia dietro le lettere e man mano che procediamo con la lettura il retroscena di Ivy viene gradualmente svelato. Un mistero di morti sospette che coinvolgono il convento. Il tempo però le rema contro in quanto il convento dovrà essere demolito a breve.

Chi è Ivy? Chi è Elvira? E dove sono adesso?

Sam è un personaggio brillante e la sua ricerca per rendere giustizia a tutte le madri sottoposte agli abusi da parte di queste suore vili, malvagie e crudeli è incessante.

Le lettere ci fanno capire molto di Ivy e della sua storia e ci fanno sperimentare quello che ha subìto, oltre al fatto che questa storia, accaduta realmente e delineata perfettamente sul piano storico, rende tutto molto reale e doloroso!

I fili della storia vanno avanti e indietro nel tempo e coinvolgono vari personaggi in un arco temporale di sessant'anni; ciò che sicuramente affascina è il modo in cui la storia di Ivy viene raccontata, principalmente attraverso le sue lettere. Ivy è un personaggio a cui mi sono affezionata subito, soprattutto per la situazione disperata che vive, per il dolore riversato all’interno di quei fogli che hanno resistito nel tempo. Una storia da leggere, ricordare e portare nel cuore.

Inaspettato il colpo di scena finale: nessuno è al sicuro, troppe sono le vittime e troppi i boia. Chi sarà il prossimo a morire ?

Emily Gunnis vive a Brighton, East Sussex, con il marito e le due figlie. Dopo la laurea ha lavorato come sceneggiatrice per la televisione. La figlia del peccato è il suo romanzo d’esordio.

 

CLEAN TABULA RASA

Cooper, Glenn

narrativa - 2020

Dalle bibliotecarie...idee di lettura

Glenn Cooper, divenuto famoso grazie alla trilogia della Biblioteca dei morti, torna in libreria (e in biblioteca) con “Clean. Tabula rasa” un libro di grandissima attualità.

Racconta, con intensità, una vicenda legata all’invasione di una nuova malattia, capace di debellare l’umanità. Si tratta di un nuovo virus che “Si diffonde per via aerea, come l’adenovirus, e infetta il cervello come un’encefalite giapponese. L’adenovirus è un virus a DNA. L’encefalite giapponese un virus a RNA. Come diavolo hanno fatto a ibridarsi?”
Un virus letale che è tremendo, poiché:“volevano salvare la memoria. L’hanno cancellata.”

Come nasce un simile flagello dell’umanità? Il dottor Steadman è riuscito ad individuare una particolare cura per l’Alzheimer. Lo sperimenta su una paziente che, nonostante i divieti, riceve la visita di suo nipote, apparentemente affetto da un banale raffreddore,ma non è così, è ben peggio,perché è seriamente malato. Così ha inizio la contaminazione e la diffusione del virus.

L’unico a poter rimediare è il dottor Jamie Abbott, ma non ce la può fare da solo. Ha bisogno di MandyAlexander,“LaMandy (…) non era cambiata poi molto. (…) Non aveva potuto far altro che ricordarla com’era quand’erano entrambi molto giovani. “

Lei lo aiuta in una lotta all’ultimo respiro contro il tempo tiranno. Riusciranno nel loro intento? Riusciranno a trovare una soluzione,a salvare tante vite umane in pericolo ?

Se questo romanzo fosse uscito un anno fa, le dinamiche umane, sociali e politiche legate alla gestione di una pandemia presenti nella trama sarebbero state oscure ai più.

Invece esce oggi, con tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Con tutto quello che sappiamo, che abbiamo imparato, con i duri scontri verbali tra scienziati, le prassi consigliate o imposte, i decreti, le chiusure totali e i prematuri ritorni alla normalità.

Quindi oggi quei capoversi su virus, terapie e studi su possibili vaccini li leggiamo e cerchiamo di comprenderli, parola per parola. Sappiamo, o crediamo di sapere, di cosa si parla, anche se non si tratta del nostro specifico ambito di competenza.

Siamo curiosi di sapere, perché la fantascienza (o fantamedicina) è diventata, d’un tratto, cruda realtà. La nostra realtà.

Si potrebbe pensare che Glenn Cooper abbia colto la palla al balzo e abbia scritto un instant book su una pandemia dalle diverse caratteristiche, giocando sulla forte sensibilità dei lettori rispetto al tema, in questo momento storico. Niente di più sbagliato! Il romanzo nasce ben prima del nostro virus. Eppure parla proprio di un virus. Viene consegnato all’editore quando ancora qui si andava allo stadio in tutta serenità, si affollavano le piazze, si viaggiava “scomodamente” sui treni regionali.

Confesso che mi sono chiesta spesso perché lo stavo leggendo, ogni pagina era un doloroso deja vu.

Prendete le prime cento pagine e vi sembrerà che l’autore lo abbia scritto tra marzo e aprile del 2020.

Qui, sotto attacco, è la nostra memoria. Il meccanismo inventato da Cooper prevede un destino curioso e inquietante per la razza umana: quello di perdere ogni ricordo, a eccezione di quelli conservati nella memoria procedurale (allacciarsi le scarpe, andare in bagno, guidare, sono tutte attività che – una volta apprese e consolidate – svolgiamo anche senza prestare attenzione, senza quasi renderci conto che le stiamo compiendo). E siccome “scrivi di quello che conosci” è sempre uno dei consigli più validi, l’autore ci prende per mano e ci porta nei centri di ricerca, negli ospedali e nelle strutture divenute teatri di un’imprevedibile apocalisse, ma non solo. Ci mostra operazioni improvvisate con mezzi di fortuna, diagnosi fatte al volo sotto la minaccia di un’arma da fuoco, esperimenti che prendono una pessima piega e corse contro il tempo per un estremo tentativo di trovare una cura. E lo fa con una competenza invidiabile, perché qui siamo al cospetto di un autore con una laurea in archeologia e una in medicina, già presidente di Aziende in ambito biotecnologico e farmaceutico.

È uno straordinario romanzo d’azione con risvolti filosofici sulla natura umana, sulla ridefinizione di ciò che è giusto o sbagliato quando crollano le impalcature sociali e l’intero pianeta diventa una landa selvaggia dove torna a regnare la legge del più forte (e anche del più fortunato, in questo caso, visto che un quinto della popolazione è naturalmente immune al virus scoppiato ovunque).Jamie, il protagonista, può solo sperare che ci sia ancora qualcuno là fuori che si ricordi cosa ci rende umani. Perché quando tutte le certezze crollano e la memoria evapora, è necessario unire le forze e agire, prima che la nostra civiltà diventi una tabula rasa…

“Se perdiamo la nostra umanità, perdiamo tutto.” - “Se moriamo di fame, perdiamo tutto.”

Cooper, Glenn. – (White Plains, New York, 8/1/1953).

Scrittore e medico statunitense,laureatosi in Archeologia alla Harvard University e addottoratosi in Medicina presso la TuftsUniversity School of Medicine, in seguito ha lavorato presso la IndevusPharmaceuticals, di cui è divenuto amministratore delegato. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo libro, Library of the dead (trad. it. La biblioteca dei morti2009), un thriller il cui personaggio principale è il detective Will Piper, un antieroe che è protagonista anche dei due romanzi successivi, Book of souls (2010; trad. it.Il libro delle anime 2010) e The librarians (2012; trad. it.I custodi della biblioteca 2012). Alla base del successo di questa trilogia vi sono uno stile coinvolgente, l'abilità nel costruire vicende intricate e convincenti e l'ideazione di un protagonista che possiede doti e debolezze di un uomo comune e che indaga su misteri che si dipanano in amplissimi spazi temporali. Cooper ha pubblicato anche altre opere di narrativa: The tenthchamber (2010; trad. it. La mappa del destino, 2011);The devil will come (2011; trad. it. Il marchio del diavolo, 2011); Neardeath (2012; trad. it. L'ultimo giorno, 2012); The resurrection maker (2013; trad. it. Il calice della vita, 2013). Tra le sue opere più recenti occorre citare la trilogia composta dai romanzi Down. Pinhole (2014; trad. it. Dannati, 2014), Down. Portal (2015; trad. it. La porta delle tenebre, 2015), Down. Floodgate (2015; trad. it. L'invasione delle tenebre, 2015), The quantum priest (2016; trad. it. Il segno della croce, 2016),The debt (2017; trad. it.Il debito 2017), The threevirgins (2018; trad. it. I figli di Dio, 2018) e The showstone (2019; trad. it. Il sigillo del cielo, 2019).

Certe fortune: i casi del maresciallo Ernesto Maccadò
Vitali, Andrea
Garzanti - 2019

Dalle bibliotecarie...idee di lettura

Allarme rosso a Bellano: un toro, noleggiato per ben altri scopi, a causa di una maliziosa imprudenza semina feriti come se piovesse.

In Certe fortune troviamo il maresciallo Maccadó, ormai una vecchia conoscenza dei lettori affezionati, da poco arrivato a Bellano con la giovane moglie Maristella. Accanto a lui i brigadieri Mannu e Misfatti, perennemente in disputa “regionale” e pronti a farsi garbati sgambetti per dimostrare che i siciliani sono meglio dei sardi e viceversa e, per finire, il carabiniere Beola, giovane ma dall’occhio lungo.

Una rovinosa caduta della signora Maristella Maccadò, che ci permetterà di conoscere suor Anastasia, il professor Bombazza e altri dipendenti dell’ospedale di Bellano, terrà in ansia il maresciallo.

I protagonisti sono persone qualsiasi: il curato, la perpetua, contadini, commercianti, casalinghe. A questa umanità si aggiunge, in questo libro, un toro, un possente toro da monta.

L’ambiente è quello consueto: Bellano, le sue frazioni, il lago di Como.

Tutto ruota intorno all’arrivo dello splendido esemplare di toro da monta, dall’evocativo nome Benito – e vista l’epoca in cui il racconto si svolge la cosa ha senso (siamo nel 1928) – portato nel paese di Ombriaco, sopra Bellano, dal bergamasco Gustavo Morcamazza, allevatore, e affidato alle cure dei signori Piattola, Marinata e Mario, che gestiscono, o meglio la Marinata gestisce e con profitto, la monta taurina nel circondario: lei noleggia il toro e poi lucra sulla monta delle vacche dei vicini e sulle precedenze.

Se un animale del genere dovesse scappare, si spargerebbe il panico per l’intero paese, i carabinieri mobilitati, e soprattutto il capo locale del Partito, tale Tartina, sfrutterebbe la situazione per dimostrare di saper governare l’ordine pubblico meglio dell’arma dei Carabinieri. Scopriamo così la rivalità malcelata fra il maresciallo Maccadò e Bortolo Piazzacampo detto Tartina, dipendente della navigazione lariana e fondatore della sezione bellanese del Partito Nazionale Fascista.

La bestia è imponente, con un unico difetto: non ha le corna.

E la temuta fuga avviene, a seguito della pruriginosa curiosità delle sorelle Pecorelli, il toro fugge dalla stalla e semina scompiglio nei dintorni, vagando innocuo per la campagna e gettando nello sconforto quanti erano in attesa delle sue prestazioni.

La storia del toro aggressivo e pericoloso, sorretta da una vox populi non priva di enfasi e da creative fantasie, non convince l’abile Maresciallo, il quale, aiutato dagli immancabili collaboratori (Brigadiere Mannu, Appuntato Misfatti e Carabiniere Beola), riesce, in men che non si dica, a risolvere l’enigma, anche se i segreti da svelare o i grovigli da sciogliere non riguardano solo il toro Benito, e a smascherare i falsi eroi, sbugiardarli anche sui giornali, collabora l’immancabile poeta/giornalista Crispini che, nella sparizione del toro e quel che ne consegue, insegue stralunate glorie letterarie.

 

Vitali, Andrea (Bellano, Lecco, 5/2/1956).

Laureato in medicina, medico di base nel suo paese natale, ha esordito come scrittore nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore. A esso sono seguite numerose opere, insignite di altrettanti riconoscimenti. Tra esse: L’ombra di Marinetti (1995), Una finestra vistalago (2003; premio Grinzane Cavour 2004); La signorina Tecla Manzi (2004; premio Dessì), La figlia del podestà (2005; premio Bancarella 2006); Olive comprese (2006); Almeno il cappello (2009; finalista allo Strega e al Campiello); La leggenda del morto contento (2011); nel 2012, Galeotto fu il collier e Regalo di nozze; nel 2013, il romanzo-ricettario Le tre minestre, Un bel sogno d'amore e Di Ilde ce n'è una sola; intensa anche la produzione del 2014, della quale si citano le opere Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti, Quattro sberle benedette, Biglietto, signorina e Di impossibile non c'è niente; Tra le opere più recenti: nel 2015, il thriller scritto in collaborazione con il criminologo M. Picozzi La ruga del cretino e i romanzi Le belle Cece e La verità della suora storta; nel 2016 Nel mio paese è successo un fatto strano, Le mele di Kafka e Viva più che mai; nel 2017, A cantare fu il cane e Bello, elegante e con la fede al dito; nel 2018, Nome d'arte Doris Brilli: I casi del maresciallo Ernesto Maccadò e Gli ultimi passi del sindacone; nel 2019, Certe fortune, Documenti, prego e Sotto un cielo sempre azzurro; nel 2020, Un uomo in mutande, Il metodo del dottor Fonseca e Nessuno scrive al Federale.

FIORE DI ROCCIA

Tuti, Ilaria

Longanesi - 2020

 Dalle bibliotecarie...idee di lettura

Con “Fiore di roccia” Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili, ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte, durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle “Portatrici” per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.

Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corrono ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli “scarpetz” ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia». Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.

La realtà storica è rispettata, ma riproposta all'interno di una storia, quella della giovane portatrice Agata, che attraverso la sua voce, in prima persona, ci accompagna lungo sentieri di pietra e sentimenti. Con i suoi occhi osserviamo la paura negli sguardi bui dei soldati. Con le sue orecchie ascoltiamo i pianti e i lamenti. Con il suo cuore avvertiamo il coraggio, l'abnegazione, la tenacia. E capiamo anche cosa abbia significato, per ciascuna portatrice, quest'esperienza. Essere guardate per la prima volta con rispetto dai militari. Scoprire di essere capaci di qualcosa di cui non si sarebbero mai immaginate. Ritrovarsi, in un luogo ormai abitato solo dalla signora con la falce, a vestire i panni di signore della speranza, di un ultimo flebile brandello di speranza.

Il merito di questo romanzo è di aver saputo trovare le parole per raccontare qualcosa di così grande e complesso, con grande passione e umanità. Affrontare queste pagine è davvero come incamminarsi su quei rocciosi pendii, lasciando che il vento ci accarezzi il viso, la durezza ci spezzi il fiato, le emozioni ci riempiano il cuore.

Ricordiamoci che tutto quanto descritto è realmente avvenuto, non inventato.

Sono esistite davvero queste insolite trasportatrici su roccia, veri e propri corrieri delle Alpi, con la loro Storia, ancora poca nota al grande pubblico, etichettate come “Portatrici”.

Ilaria Tuti ha il merito notevole di questa rievocazione, ne ha tratto un gran libro, bello, emozionante, da cui è difficile staccarsi. L’espressione giusta è carezzevole, ti tiene letteralmente inchiodato alla pagina accarezzandoti il cuore con la morbidezza di un fiore, la stella alpina, semplicissimo e tenace.

“Fiore di roccia” è delizioso e accogliente, commovente e accorato, toccante, scorre fluido, i capitoli finali sono una continua emozione struggente a rotta di collo, un fluire rapido di un fiume in piena, che scorre tumultuoso tra le rocce della Carnia, alimentato a dismisura dai ghiacciai eterni, in un susseguirsi di rapide e cascate, fra rocce e strette gole.

Quale sia il carattere che permea tutto il testo e rende il romanzo fine ed elevato, sta in una sola parola, l’ultima vergata da Ilaria Tuti, e per lei da Agata Primus, letteralmente l’ultimo vocabolo del libro: “Umanità”.
“Fiore di roccia” è un condensato di questo, non altro, ed è Donna. Sono solo Donne, le Portatrici.

Tuti, Ilaria (Gemona del Friuli, 26 aprile 1976)

Vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Il thriller Fiori sopra l’inferno, edito da Longanesi nel 2018, è il suo libro d’esordio. Il secondo romanzo, Ninfa dormiente, è del 2019. Entrambi vedono come protagonisti il commissario Teresa Battaglia, uno straordinario personaggio che ha conquistato editori e lettori in tutto il mondo, e soprattutto la terra natia dell’autrice, la sua storia, i suoi misteri. Con Fiore di roccia, attraverso la voce di Agata Primus, Ilaria Tuti celebra un vero e proprio atto d’amore per le sue montagne, dando vita a una storia profonda e autentica, illuminata dalla sensibilità di un’autrice matura e generosa.

ti regalo le stelle
Moyes, Jojo
Mondadori - 2019

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La protagonista è Alice, una donna che non accetta di essere relegata ai margini della società e che deve combattere contro lo stereotipo di donna servizievole e all'ombra del marito (condizione che nel 1937 era normale per le donne).

L'ambientazione storica è dettagliata, elegantemente descritta e perfettamente reale e il racconto prende spunto da una storia vera.

Alice è una giovane donna inglese, forte e coraggiosa, che decide di sposare l'americano Bennett Van Cleve, più che per amore, per la sua voglia di una vita più moderna, una vita in cui il suo ruolo di moglie non sia confinato ai fornelli, il cui unico scopo non sia accudire la famiglia e riordinare la casa. Alice è una donna che ha sete d'indipendenza, che sente di aver tanto da dare al mondo, ben consapevole che l'essere donna non deve essere un freno, anzi!

Purtroppo,in America, Alice non troverà quello che si aspettava e che il suo cuore sperava. Il marito si rivela un uomo distante, distratto, che non sempre dimostra di volerla ascoltare davvero.Le sue giornate sono scandite dalla cura della casa e dalla partecipazione, al fianco di un marito poco convito, ad eventi sociali in cui la sua voce e quella di tutte le donne rimane inascoltata.La solitudine emotiva di Alice sarà però colmata quando entrerà a par parte del progetto “Eleanor Roosevelt”, divenendo una bibliotecaria speciale, con il compito di portare i libri a chi non se li può permettere.Alice e altre giovani donne partivano,su cavalli e muli,cariche di libri per portarli nelle lande più isolate, cercando di diffondere cultura e amore per le parole, due strumenti invincibili per sconfiggere l'alto tasso di analfabetismo nelle campagne.

Proprio grazie a questo progetto, Alice incontrerà colei che si rivelerà essere la coprotagonista di questa storia, Margery, una donna dura all'apparenza che però ha molto da dire. L'amicizia fra le due donne è decisamente profonda, toccante.

Alice,già dalle prime pagine,coinvolge nella sua vita, risvegliando in chi legge la sua stessa rabbia e disperazione, il lettore “tifa” per lei augurandosi che riesca a portare a compimento il sogno di un futuro meno legato a preconcetti, quel futuro di libertà e autonomia che ha sempre desiderato, un futuro in cui la libertà di parola non conosce sesso e dove la cultura è fruibile da tutti.

La lettura di questo libro consente di conoscere il progetto americano “Eleonor Roosevelt”. Un progetto che ha coinvolto donne“ribelli” che hanno sfidato l'etichetta e le sovrastrutture sociali, convinte dei propri ideali e dotate tutte di coraggio da vendere.

Il ruolo della donna è molto cambiato nel corso del Novecento, abbiamo raggiunto la parità dei sessi, è vero, ma purtroppo ancora molto c'è da fare perché la voce delle donne risuoni forte e chiara nella società moderna, perché purtroppo non in tutte le realtà le donne possono esprimere liberamente le proprie opinioni, così come ancora in molte zone del mondo la cultura non è alla portata di tutti.

Di Ti regalo le stelle ricorderò con immenso affetto Alice, una protagonista forte, una voce che grida e che riuscirà a farsi sentire. Il suo coraggio e la sua determinazione riusciranno a smuovere la società dell’epoca.

 

Moyes, Jojo(Londra 4/8/1969)

Scrittrice e giornalista britannica. Collaboratrice da Hong Kong del SundayMorning Post e successivamente dell’Independent, ha esordito nel genere del romanzo rosa con Shelteringrain (2002; trad. it. Innamorarsi in un giorno di pioggia, 2014), cui sono seguiti - tra i numerosi altri - Foreignfruit (2003; trad. it. La casa delleonde, 2017), The Peacock emporium (2004), The ship of brides (2005), Silver Bay (2007; trad. it. 2009), Night music (2008), e ha raggiuntograndenotorietà con Me before you (2012; trad. it. 2014). Tra le sue operepiùrecentioccorresegnalare The girl you left behind (2012; trad. it. 2014), Windfallen (2013; trad. it. Una corsa nel vento, 2016), The one plus one (2014; trad. it. 2014), Paris for one (2015; trad.it. Un weekend da sogno, (2015), After you (2015; trad. it. 2016),Still me (2018; trad. it. 2018) e The giver of stars (2019; trad. it. Ti regalo le stelle, (2019).

LA CASA DELLE VOCI
Carrisi, Donato
Longanesi - 2019

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Carrisi torna a parlarci di incubi assolutamente reali, scavando ancora una volta nella psiche e nella mente umana, ma inserendo nuovi spunti di riflessione, nuove linee di indagine tra le maglie di una società che dimentica troppo in fretta, dando voce a chi non è mai stato ascoltato o a chi non viene dato ascolto con attenzione. Come i bambini, ad esempio, ai quali, in certe circostanze, non si chiede un parere o cosa preferirebbero. Gli adulti credono di sapere quale possa essere la scelta più giusta, ma sarà davvero così?

Nessuno vuole veramente ascoltare ciò che hanno da dire i bambini.

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri, è un addormentatore di bambini. Attraverso l’ipnosi, va a caccia di un ricordo, ripercorre frammenti di memoria, sempre alla ricerca della verità. I suoi pazienti non hanno ancora le strutture mentali di un adulto, ma sono già in grado di operare delle scelte e di portare avanti ragionamenti complessi. I piccoli non hanno solo un corpo che cresce ma, anche e soprattutto, una mente che si va formando, permettendo loro di costruire la dimensione che andranno ad abitare. Sta a Pietro, districarsi tra giusto e sbagliato. Tra bene e male.

E' su questo che si fonda la trama, sull'imprinting che ai bambini viene trasmesso non tanto dal DNA, ma dall'ambiente dove crescono, quella famiglia che, come troviamo scritto nel libro, “è il posto più sicuro al mondo oppure il più terribile”.

Pietro Gerber un giorno riceve una telefonata da una collega australiana, che gli chiede di aiutare Hanna Hall, una sua assistita, che si trova in Toscana alla ricerca del suo passato. Ma la paziente non è una bambina, è una donna che ha bisogno di aiuto: deve tornare indietro nel tempo e riappropriarsi di ricordi che le sono sfuggiti, per capire cosa le è successo, quali siano le sue colpe. Quei ricordi risalgono alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la "casa delle voci". Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse l'assassina è proprio lei.

E da qui inizia la magia, pagina dopo pagina, in un continuo gioco di specchi, di rimandi, di illusioni, di intrecci. Hanna Hall sconvolge la vita di Pietro ed è impossibile non chiedersi chi sia questa donna.

E' una paziente che bisogna aiutare? E' un pericolo da tenere a bada? E' il filo di Arianna che conduce verso la luce?

La scrittura corre e ogni capitolo si conclude con una nuova rivelazione. Pietro Gerber, l'addormentatore di bambini, è attratto e ha voglia di continuare per capire e scoprire, anche se sembra follia, anche se è un salto nel buio. Il buon senso direbbe di fermarsi, allontanare Hanna e continuare con la vita di sempre, ma qualcosa chiede di essere ascoltata, forse proprio la voce di un bambino lontano, quel bambino che troppo spesso, gli adulti non si prendono la briga di tenere in considerazione. C'è un passato da far riemergere, segreti da svelare e parti da assegnare ai corretti protagonisti.

Molto bella è anche l’ambientazione del romanzo e il modo in cui Firenze si inserisce tra un capitolo e un altro.

 

Carrisi, Donato (Martina Franca 25/3/1973)

Scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano. Laureatosi in Giurisprudenza e specializzato in Criminologia e Scienze del comportamento, ha iniziato la carriera letteraria come scrittore di testi teatrali, per poi collaborare, a partire dal 1999, con la Rai e in seguito con Mediaset come sceneggiatore di fiction di successo (Nassiryia - Per non dimenticare, 2007; Caccia al re - La narcotici, 2011); nel 2014 ha debuttato come conduttore televisivo nel programma Il sesto senso, in onda su Rai3. Carrisi ha esordito nella narrativa con il romanzo Il suggeritore (2009), che gli è valso il Premio Bancarella e in cui è già evidente l’esercizio di una scrittura serrata e coinvolgente, che ama soffermarsi sull'analisi introspettiva dei personaggi senza tralasciare una minuziosa analisi dei dettagli e delle tecniche investigative. Tra le sue opere successive, che ne hanno confermato il successo: Il tribunale delle anime (2011), La donna dei fiori di carta (2012), L'ipotesi del male (2013), Il cacciatore del buio, entrambi nel 2015 Il maestro delle ombre e La ragazza nella nebbia (di cui nel 2017 ha firmato la sceneggiatura e la regia del film omonimo e grazie al quale nel 2018 gli è stato assegnato il David di Donatello come miglior regista esordiente), L'uomo del labirinto (2017, di cui nel 2019 ha firmato la sceneggiatura e la regia del film omonimo), Il gioco del suggeritore (2018), La casa delle voci (2019) e Io sono l'abisso (2020). Nel 2020 ha scritto uno dei racconti dell'antologia Andrà tutto bene.

Una lettera per Sara (Nero Rizzoli)
De Giovanni, Maurizio
eBook - Rizzoli - 2020

epub protetto con DRM Adobe

Dalle bibliotecarie ...idee di lettura

Questo è il terzo romanzo dello scrittore Maurizio De Giovanni, con protagonista il suo personaggio di più recente ideazione, Sara Morozzi detta “Mora”: i primi due “Sara al tramonto” e “Le parole di Sara

Apparentemente Sara è una donna comunissima, tranquilla e rispettabile, anonima, capelli grigi e aspetto dimesso, ancora giovanile, comunque in età pensionabile, disinteressata all’apparire, banale da passare inosservata, ciò che esattamente vuole, e che il suo ruolo richiedeva e richiede.

Per chi ancora non la conoscesse, è stata una poliziotta, ex agente dei Servizi Segreti, quelli classici, misteriosi e celati all’opinione pubblica, che agiscono sullo sfondo, ma organizzati nelle strutture dello Stato. Non è mai stata un James Bond tutta azione, sparatorie, fughe e corse in auto a grande velocità: la sua arma è una grande intelligenza, intuito e un talento unico, poco appariscente, inavvertibile, sapientemente sfruttato: sa osservare.

Sara è ciò che si dice un’analista dei segni. Un severo addestramento ha esasperato il suo talento naturale, non solo nell’interpretazione della labiolettura, ma anche nel comprendere il linguaggio del corpo, difficile da dissimulare, veritiero e conforme alla realtà.

Possiede una capacità preziosa in certe situazioni, dove la simulazione è all’ordine del giorno, e la sua abilità nel riportare in maniera autentica, esatta e concreta quanto compreso in contesti e conversazioni losche, terroristiche e malavitose è, quasi sempre, d’importanza vitale per scoprire, e neutralizzare in tempo, pericoli gravissimi per la collettività.

La sua non è intuizione, sesto senso o facoltà paranormale: Sara vede e interpreta. Ella osserva e comprende con interezza, scruta e scopre quanto, in effetti, è.

“Mora” è dotata di un notevole spirito di osservazione, ed è andata perfezionandosi con addestramento e applicazione, ma anche, soprattutto, sotto l’input dell’emozione principale che, nelle donne in particolare, unica tra i sentimenti umani, conferisce la spinta motivazionale più intensa: l’amore.
Sara è, infatti, perdutamente innamorata del suo diretto superiore, tra l’altro suo reclutatore e mentore, con il quale ha convissuto per venticinque anni abbandonando per lui marito legittimo e figlio ancora piccolo, pagando per questo in seguito un amarissimo prezzo personale.

Adesso, dopo la morte del suo compagno di vita e di lavoro, Sara, avanti con gli anni e lasciata l’attività nei Servizi, si ritrova sola, tentando di rimettere insieme i pezzi di un’esistenza vissuta per il compimento della sua missione, gratificata dalla vicinanza del suo amore, scomparso dopo tragica malattia.
Con il suo carisma e la sua personalità, la ritroviamo mentre cerca di tenere insieme brandelli di affetti: la nuora Viola, compagna di suo figlio disperatamente perso, l’adorato nipotino Massimiliano, che porta il nome del suo amore scomparso, un ispettore di Polizia male in arnese, Davide Pardo, alle prese con Boris, il suo cane, un irruente Bovaro del Bernese.

Nella vita di Davide Pardo irrompe l’ex poliziotto Angelo Fusco con una strana richiesta, che prende alla leggera. Non perché non voglia dare rilevanza alla domanda fatta, bensì perché non capisce l’esigenza e la fretta di mettersi in contatto con un uomo in condizioni di salute precarie, Lombardo Antonino, detenuto ricoverato, che avrebbe potuto incontrare solo per mezzo di intercessione del Prete del carcere.

Ecco perché quando Lombardo, affetto da carcinoma primario al polmone destro muore, l’ira dell’ex agente è incontenibile.

Fusco è il fratello di Ada, studentessa di economia, commessa in una libreria antiquaria, che il 14 maggio 1990 scompare misteriosamente: da allora si sono perse le sue tracce.

C’è una lettera rinvenuta per caso in un libro venduto da un uomo e ricercato da un altro, che si spaccia per il presunto padre, e che di fatto sembra cercare questa missiva, il cui contenuto apparentemente innocuo potrebbe non essere tale, e potrebbe essere causa della sparizione della giovane.

Con la morte di Lombardo si perde anche la speranza per arrivare alla verità.

Cosa è successo alla giovane? Perché se ne è persa ogni traccia? E chi era davvero Lombardo?

Sara, al sentire di quel nome, ha un’intuizione: è l’unica che può venire a capo del mistero, in cui Antonino non è che un anello della catena, ma non l’unico. Riuscirà a far luce su questo?
Il caso che deve affrontare è in realtà un cold case, e quando si fanno i conti con il passato possono emergere situazioni che si preferirebbero ignorare, e sarebbe meglio restassero sepolte sotto la coltre degli anni. Ma qui non si tratta solo di trovare un assassino e dare serenità e giustizia ad un vecchio poliziotto: c’è anche la vita privata della stessa Sara in gioco, i suoi affetti più cari, quelli gelosamente custoditi nel ricordo, che rischiano di contaminarsi per sempre.

Ella dovrà indagare, cercando di leggere i fantasmi del passato, nella storia del vecchio caso che era oggetto di quella confessione mai avvenuta. Vi scorgerà un collegamento con il suo ex compagno di vita: ciò che univa un magistrato un tempo sulla breccia, un funzionario del tribunale caduto in rovina e il capo di una struttura segretissima dei Servizi, tutti e tre scomparsi e consegnati al silenzio dell'oblio. Nella sua mente e nel suo cuore rivede la scena in un lontano pomeriggio di pioggia: l’incontro fra quell’individuo e Massimiliano, il suo saper leggere le passioni celate dietro alle espressioni che le ha permesso di cogliere la tensione, perfino una punta di paura, sulla faccia dell'uomo che aveva amato, mentre parlava con quell'individuo per strada. Sara non aveva più visto una simile ansia su quel viso, che aveva e avrebbe guardato milioni di volte, imparando a distinguerne ogni sfumatura. Malgrado il dolore che le lacera il cuore, sa che deve arrivare a conoscere la verità, anche se dovessero crollare tutte le sue certezze.

Caso, fatalità, parallelismo, assurde corrispondenze legano e intrecciano le esistenze dei vari, assortiti personaggi, che costituiscono un passato univoco ed un presente consequenziale.

De Giovanni, Maurizio. – (Napoli 31/3/1958).

Scrittore italiano, giallista tra i più noti del panorama nazionale contemporaneo, esordisce nella letteratura non in giovane età, partecipando nel 2005 a un concorso letterario dedicato a esordienti giallisti, il cui racconto vincitore sarà poi la base del suo primo romanzo dal titolo Le lacrime del pagliaccio, poi ripubblicato come Il senso del dolore, dando vita al ciclo di romanzi, ambientati nella Napoli degli anni Trenta, con protagonista il Commissario Ricciardi. Tra i suoi libri, che hanno riscosso successo di pubblico anche all’estero, con protagonista il commissario, dotato del potere di percepire gli ultimi pensieri fatti dalle persone prima di morire, si ricordano: La condanna del sangue (2009), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), Per mano mia (2011), Vipera (2012), In fondo al tuo cuore (2014). Del 2012 è il primo romanzo (con protagonista l’ispettore Lojacono) Il metodo del Coccodrillo, cui hanno fatto seguito I Bastardi di Pizzofalcone (2013), Gelo (2014), Cuccioli (2015) e, tutti nel 2015, Il resto della settimana, Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi e La Napoli del commissario Ricciardi, ambientati nella Napoli contemporanea; del 2015 è anche l'antologia di racconti Le solitudini dell'anima. Tra le opere più recenti: 2016 Serenata senza nome. Notturno per il commissario Ricciardi e Pane per i bastardi di Pizzofalcone; 2017 Vita quotidiana dei bastardi di Pizzofalcone, I guardiani, Rondini d'inverno. Sipario per il commissario Ricciardi, insieme a P. Aprile, R. Nigro e M. Gangemi Attenti al Sud, una riflessione sullo stato del meridione, e Souvenir per i Bastardi di Pizzofalcone; 2018, la raccolta di racconti L'ultimo passo di tango, i romanzi I guardiani – 2018, Sara al tramonto, Il purgatorio dell'angelo, Dodici rose a Settembre e il saggio sulla letteratura gialla Tre passi nel buio (con L. D'Andrea e M. Carlotto); 2019, Le parole di Sara, l'ultimo capitolo del ciclo sul commissario Ricciardi Il pianto dell'alba. Ultima ombra per il commissario Ricciardi, Dodici rose a Settembre e Nozze. Per i Bastardi di Pizzofalcone; 2020, Una lettera per Sara, Vuoto. Per i Bastardi di Pizzofalcone, Tre passi per un delitto (con G. De Cataldo e C. Cassar Scalia) e Il concerto dei destini fragili. De Giovanni è anche autore di saggi a tema calcistico con protagonista la squadra di cui è tifoso, il “Napoli”.

Notre Dame
Follett, Ken
Omnibus 2019

Dalle bibliotecarie...idee di lettura

15 aprile 2019 Notre Dame è in fiamme, il rogo sta distruggendo uno dei simboli di Parigi e della Francia.

“L’immagine di Notre-Dame in fiamme mi ha stupefatto e sconvolto nel profondo. Un bene di inestimabile valore stava morendo davanti ai nostri occhi. È stato spaventoso, come se il suolo avesse cominciato a tremare sotto i nostri piedi”. Così si esprime Ken Follett all’indomani del tragico incendio che ha devastato la Cattedrale di Notre-Dame e sente di dover fare qualcosa.In uno dei suoi più celebri libri “I pilastri della terra” aveva descritto minuziosamente il rogo della Cattedrale di Kingsbridge, come fosse una premonizione di quanto è accaduto a Parigi. In quel romanzo migliaia di uomini e donne erano giunti da diversi paesi per aiutare a ricostruire la Cattedrale e il 15 aprile, davanti a Notre-Dame, migliaia di volti affranti illuminati dalle fiamme, alcuni che cantavano inni sacri, piangevano nel veder bruciare la loro amata Cattedrale.

Con questo breve scritto Ken Follett ha deciso di rendere omaggio a Notre-Dame, con lo scopo di destinare il ricavato e i diritti d'autore al fondo per la ricostruzione della Cattedrale.

Il libroracconta brevemente la storia dalle origini della Cattedrale fino alla sera del disastro. Nel corso della sua lenta costruzione, durata quasi 100 anni, lo stile "Romanico" si trasforma in "Gotico", struttura quest'ultima caratterizzata dallo slancio verticale delle strutture e da una complessa tecnica costruttiva. Questa, grazie all’uso combinato dell’arco a sesto acuto (detto anche ogiva), della volta costolonata e degli archi rampanti, consente di alleggerire le murature e di aprire ampie finestre. La presenza di grandi finestre favorisce lo sviluppo della tecnica della vetrata.

Un omaggio anche al capolavoro di Victor Hugo "Notre-Dame de Paris” che nel settembre 1830 ne inizia la stesura e la moglie riferì: "Comprò una boccetta d'inchiostro e un grande scialle grigio lavorato a maglia, che lo copriva dalla testa ai piedi.Chiuse in un armadio gli abiti formali, così da non avere la tentazione di uscire, ed entrò nel suo romanzo quasi fosse una prigione".A metà gennaio 1831 il romanzo era finito, al pubblico piacque molto, nonostante la critica fosse negativa, e fu tradotto in diverse lingue:Victor Hugo divenne così famoso in tutto ilmondo.

E la storia di Francia e di Europa ha percorso la Cattedrale: Il matrimonio tra Maria Stuarda e Francesco di Valois nel 1548, l'incoronazione di Napoleone nel 1804, il consiglio nazionale del 1811 (al quale parteciparono cardinali, arcivescovi) e clamorosi fatti di cronaca come il suicidio dello scrittore Dominique Venner(2013).

Quasi cento anni per costruirla e poche ore per distruggere un patrimonio artistico unico al mondo.

 

Ken Follett, pseudonimo di Kenneth Martin Follett (Cardiff, 5/6/1949)

Considerato uno dei più grandi narratori al mondo, ha raggiunto la prima posizione del New York Times best-seller list con molti dei suoi romanzi, tra cui “Il codice Rebecca”, “Un letto di leoni”, “Mondo senza fine”, “La caduta dei giganti”, “L'inverno del mondo”, “I giorni dell'eternità”, “La colonna di fuoco” e “Fu sera e fu mattina”. Due dei suoi libri, “I pilastri della Terra” e “La cruna dell'ago”, sono stati inseriti nella lista dei 101 best seller più venduti di tutti i tempi, rispettivamente al 68º e al 92º posto. Ha venduto più di 150 milioni di copie nel mondo ed è uno dei più famosi giallisti britannici della storia. Nel 2018 è stato insignito dell'onorificenza di Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico (CBE) per i suoi servizi alla letteratura.

Ah l’amore l’amore
Manzini, Antonio
Sellerio 2020

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Ospedale di Aosta fine 2013.Ritroviamo il vicequestore Rocco Schiavone ricoverato dopo aver subito un intervento chirurgico per l’asportazione di un rene, colpito da un proiettile durante un conflitto a fuoco (Rien ne va plus).

Come ben possiamo immaginare il termine paziente non si confà al protagonista, che si aggira annoiato e irrequieto per l’ospedale, beccandosi con gli altri pazienti e dipendenti della struttura, resistendo al rancio ospedaliero, mangiando panettone e bevendo caffè, pasti proibiti, controindicati per altri, ma non certo per questo anticonvenzionale vicequestore. Per di più immancabilmente un’ombra, di quell’oscurità che mai lo lascia, osserva da un angolo della strada lì fuori le finestre della stanza dove Rocco soggiorna.

Nello stesso periodo, durante un intervento simile a quello subito da lui, muore Roberto Sirchia un ricco imprenditore del settore alimentare. Sembrerebbe un errore imperdonabile, un tragico caso di malasanità, ma per il vicequestore è troppo grossolano l’errore per poterlo attribuire all’equipe medica, che tanto ha fatto per lui.

Schiavone sempre più insofferente per la vita ospedaliera e l’istinto mai sopito del poliziotto si getta a capofitto nell’indagine, dirigendo la sua squadra dal letto, si fa per dire, d’ospedale, organizzando anche alcune “fughe” all’esterno, quando ritiene necessaria la sua presenza sul campo e per recuperare alcune “cose” dal famoso cassetto della sua scrivania.

Come prima cosa si chiede a chi poteva giovare la morte del famoso imprenditore dell’industria aostana degli insaccati, con una moglie e un figlio, Lorenzo, acido e aggressivo, che sembra unicamente interessato a ereditare la fabbrica e a incassare una grossa assicurazione sulla vita stipulata dal padre. E che ruolo ha nella vicenda Sonia Colombo, amante da dieci anni del Sirchia dal quale ha anche avuto un figlio? E chi, all’interno dell’ospedale, può aver agito per far morire l’imprenditore sotto i ferri?

Per lui, vale la lezione di Giovanni Falcone: segui il denaro e troverai il colpevole. Il vicequestore conduce la propria indagine con i soliti metodi al limite della legalità aiutato dai fidi collaboratori: Italo Pierron, Casella, Antonio Scipioni promosso nel frattempo viceispettore, Deruta e D’Intino. Così, scavando in una montagna di “sterco del diavolo”, Schiavone inchioda i colpevoli del delitto in sala operatoria.

Forse per la prima volta, impariamo a conoscere un po’ meglio, fuori dal loro ruolo lavorativo, la variegata squadra della questura di Aosta. L’atmosfera post natalizia e l’approssimarsi del nuovo anno ci fanno conoscere la vita sentimentale della squadra, tutti alle prese con la risoluzione di uno o più problemi legati all’amore, quello passionale o quello spirituale poco importa. E anche in Rocco Schiavone, che ha quasi cinquant’anni, certe durezze si attenuano, forse un amore si affaccia.

Anche in questa vicenda ritroviamo gli amici romani di Schiavone e costanti richiami ai casi precedenti. Come resta costante la presenza di Marina, moglie defunta del vicequestore e sua coscienza buona, che gli appare, ironica e garbata, nei momenti difficili offrendogli immancabilmente una parola ‘nuova’ il cui significato, una volta scoperto, sarà simile a un piccolo indizio per la vita o l’indagine di Rocco Schiavone.

In questo libro Manzini, oltre al tema giallo come sempre ben congeniato, ci presenta un’umanità variegata con tutti i sentimenti che guidano l’essere umano in tutti suoi aspetti positivi e negativi, ci parla di temi attuali come la situazione non certo rosea del sistema sanitario dove a molti operatori capaci e qualificati si contrappongono soggetti spinti solo dal tornaconto personale che con il loro agire buttano una pesante ombra sulla categoria.

 

Manzini, Antonio (Roma, 7/8/1964)

Attore, scrittore e sceneggiatore italiano. Dopo aver frequentato l’Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, ha lavorato come attore sia cinematografico che televisivo, tra le interpretazioni nelle serie televisive si ricordano quelle in Linda e il brigadiere (2000) e Tutti per Bruno (2010). Al lavoro come sceneggiatore (come in Il siero della vanità, 2004 e Come Dio comanda, 2008), ha affiancato anche quello di regista.

Ai due primi romanzi gialli pubblicati (Sangue Marcio, 2005 e La giostra dei criceti, 2007) sono seguiti Pista nera (2013), La costola di Adamo (2014) e, tutti del 2015, Non è stagione, Era di maggio e uno dei racconti contenuti nel volume Turisti in giallo, che hanno come protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto fuori dagli schemi e poco attento alle forme; dello stesso anno è anche il romanzo breve Sull'orlo del precipizio, mentre tra i lavori successivi vanno citati, tutti nel 2016, Cinque indagini romane per Rocco Schiavone, uno dei racconti dell'antologia Il calcio in giallo, i romanzi 7-7-2007 e Orfani bianchi, nel 2017 La giostra dei criceti, uno dei racconti dell'antologia Viaggiare in giallo, il thriller Pulvis et umbra e uno dei racconti dell'antologia Un anno in giallo. Cosceneggiatore nel 2016 della fiction Rocco Schiavone, che racconta le vicende del vicequestore nato dalla sua penna, nel 2018 ha pubblicato L'anello mancante e Fate il vostro gioco, nel 2019 Rien ne va plus e nel 2020 Ah l'amore l'amore e Gli ultimi giorni di quiete.

LA MISURA DEL TEMPO
Carofiglio, Gianrico
narrativa - Einaudi - 2019

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"Che abbiamo oggi, Pasquale?”
Inizia così La misura del tempo, il nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio

Jacopo Cardace, un giovane spacciatore sta scontando la pena per un omicidio.Lorenza, la madre, non si rassegna e chiede all’avvocatoGuido Guerrieri, con cui ha avuto una storia trenta anni prima, di seguire il processo come difensore, e i colloqui per la strategia difensiva fanno riemergere dal passato tanti ricordi più o meno felici di quel periodo. Si tratta di un caso quasi perso in partenza: “Se non fosse colpevole di quell’omicidio, e non riesco a immaginare come sia possibile, sarebbe un tale concorso di circostanze sfortunate da mettere i brividi.” Ma Guerrieri accetta comunque perché è un uomo intelligente e, come dice Carofiglio, “le persone intelligenti sono piene di dubbi”, non di inossidabili certezze.

Jacopo, turbolento pregiudicato, è stato condannato sulla base di pesanti indizi, ma Guerrieri riesce a costruire, con arguzia e intelligenza, un plausibile quadro dell’accaduto alternativo a quello dell’accusa, anche se la vicenda resta da chiarire.Alla descrizione delle dinamiche del processo di secondo grado, complete di atti giudiziari,con tanto di interrogatori e dibattimenti in aula, in maniera dettagliata e analitica, si intersecano i ricordi di Guerrieri, del suo incontro con Lorenza, nel 1987, e di come questo abbia concorso a cambiare la sua vita.

Così, nei ricordi di Guido, Lorenza è una donna affascinante, bella e misteriosa, con “lunghe, eleganti sopracciglia nere, capelli foltissimi e mossi, un viso d’altri tempi, con uno sguardo in equilibrio fra malinconia e arroganza”. Una ragazza che aveva completamente stregato il giovane praticante avvocato con l’intelligenza oltre che con la bellezza, una donna sicura di sé destinata a una vita di successi.

Al contrario, la Lorenza che, ventisette anni dopo, si presenta nello studio di Guido non ha più nulla di quel fascino. È una donna grigia, opaca, sconfitta dalla vita, avvolta nell’odore di sigaretta e in una giacca di pelle sformata. Certo sapeva benissimo chi fosse Lorenza, ma non sapeva più chi fosse realmente. Lontana dall’affascinante ragazza in grado di stregare anche soltanto con l’uso sapiente delle parole. Durante una cena Lorenza racconta a Guido i dettagli della sua vita fallimentare, la pubblicazione di un romanzo pretenzioso che pochissimi hanno letto e che è rimasto l’unico, l’instabilità del lavoro, a quasi sessant’anni è ancora precaria nella scuola. “Va bene, è uno scherzo”, pensa Guido quando la cena volge finalmente al termine, “Adesso mi confesserà che mi sta prendendo in giro. Nessuno – insomma, quasi nessuno – può dire seriamente certe cose.”

Le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono vivide e precise: la città di Bari emerge continuamente sullo sfondo, definendo la storia e i suoi contorni.

Il finale, non scontato, lascia piacevolmente sorpresi e malinconici, sia per il procedimento penale, con il tempo perduto che non si potrà recuperare, che per la vicenda personale, a cui sempre il tempo dà una visione nostalgica e umana.

“La misura del tempo” lettura perfetta per chi ama i romanzi a sfondo legale e a chi vuole riflettere sulla giustizia e i suoi corsi e ricorsi.

 

Carofiglio, Gianrico (Bari 30/5/1961)

Magistrato e scrittore italiano. Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Bari, ha esordito nella narrativa nel 2002 con Testimone inconsapevole, romanzo che ha inaugurato il genere del legal-thriller in Italia, e ha introdotto il personaggio dell'avvocato Guerrieri, protagonista anche dei successivi Ad occhi chiusi (2003) e Ragionevoli dubbi (2006). Oltre al romanzo di tono più intimista Il passato è una terra straniera (2004; premio Bancarella, 2005), è autore di un romanzo a fumetti (Cacciatori nelle tenebre, 2007), illustrato dal fratello Francesco, e di alcuni saggi tra i quali si ricorda L'arte del dubbio (2007). Eletto senatore per il Partito democratico nel 2008, nello stesso anno ha pubblicato il romanzo Né qui né altrove. Una notte a Bari, in cui, confrontandosi con la realtà sociale della sua città, analizza le contraddizioni e le potenzialità dell'Italia del Sud, e Mondi al limite (con altri otto autori), raccolta di testimonianze dirette sulle realtà in cui opera l'organizzazione Medici senza frontiere. Tra i suoi lavori più recenti: Il paradosso del poliziotto (2009), romanzo sulla tecnica e l'arte di interrogare; Le perfezioni provvisorie (2010), protagonisti del quale tornano a essere Bari e l'avvocato Guerrieri; la raccolta di racconti Non esiste saggezza (2010); il saggio La manomissione delle parole (2010), riflessione sull'uso del linguaggio che nel 2012 ha portato sulla scena teatrale; il romanzo Il silenzio dell'onda (2011, finalista al Premio Strega), narrazione serrata e struggente sul rapporto tra genitori e figli, sulla mancanza e le assenze; Cocaina (2013), di cui è autore di uno dei tre racconti che lo compongono, gli altri due sono di M. Carlotto e G. De Cataldo, incentrati sul tema della droga nella società moderna; Il bordo vertiginoso delle cose (2013), romanzo sui temi della memoria e del ritorno; tutti nel 2014, i romanzi La casa nel bosco, scritto con il fratello Francesco, che sull'onda dei ricordi indaga i momenti forti della crescita e delle relazioni familiari, Una mutevole verità, giallo in cui compare per la prima volta il personaggio del maresciallo Pietro Fenoglio, e La regola dell'equilibrio, in cui torna l'avvocato Guerrieri alle prese con un magistrato corrotto. Nel 2015 ha pubblicato il saggio Con parole precise. Breviario di scrittura civile, riflessione sull'importanza della parola giusta e sui rischi e le potenzialità del suo uso, cui hanno fatto seguito, entrambi nel 2016, la raccolta di racconti Passeggeri notturni e il romanzo L'estate fredda, Le tre del mattino (2017), Con i piedi nel fango (con J. Rosatelli, 2018), La versione di Fenoglio e La misura del tempo (2019, finalista al Premio Strega 2020) e il pamphlet Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e di altre cose (2020).

LE SIGARETTE DEL MANAGER 
Bacci Pagano indaga in val Polcevera 
Morchio, Bruno
Garzanti - 2019

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Un ingegnere che non è ingegnere, un manager che non è manager: chi è in realtà Oreste Mari, l'uomo sulle cui tracce si muove Bacci Pagano, inseguendo un vago odore di fumo e spinto da un'ossessione che lo induce a indagare senza la garanzia d'essere pagato?

 

Un uomo scomparso, una ditta di informatica sul lastrico, una valle che sembra far di tutto per nascondere la verità. Questi gli ingredienti della nuova indagine di Bacci Pagano che ha per palcoscenico, non i caratteristici vicoli del Centro Storico, non i quartieri chic di Genova, ma una periferia segnata dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi.

Un ingegnere che non è ingegnere, un manager che non è manager, ma con l’informatica faceva miracoli e fatturava milioni di euro, ma l’azienda era carica di debiti e i dipendenti sfruttati e non tutelati, non era certo un datore di lavoro esemplare.

Oreste Mari detesta le proprie origini, ma non si schioda dalla val Polcevera dove è cresciuto e che non ha mai abbandonato, nemmeno quando i soldi glielo hanno permesso, coltiva le stesse amicizie dei tempi della scuola e pesca i suoi dipendenti e le sue amanti nel “cortile di famiglia”.

È sceso per andare a comprare le sigarette e non è più tornato, come nella più classica delle barzellette.

L’ingegnere amava le donne, anche quelle degli altri, e poi le lasciava. Chi può dire cosa passa per la testa d’un uomo geloso o di una donna abbandonata?

Si può sapere chi è l’uomo che Pagano deve ritrovare?

Una moglie abbandonata insieme al figlio e senza soldi. È giovane, non ancora quarantenne, veste sciatta, ha capelli lisci e sottili, d’un delizioso colore ramato, che tiene raccolti, quasi a volerne nascondere la bellezza, grandi e malinconici occhi verdi, il volto cosparso di efelidi che mettono tenerezza, non è truccata e sembra fare del suo meglio per dimostrare dieci anni di più.

Donatella Sampò è la moglie o la vedova di Oreste Mari ? Nessuno sa che fine abbia fatto l’uomo, ma lei vuole sapere, sente che è vivo e pensa si stia nascondendo da qualche parte. Lo ama, nonostante i tradimenti e le mancanze. Donatella è una madre che ha come priorità il futuro del figlio, con i suoi problemi e le sue incertezze, pronta a sacrifica la propria vita e il proprio benessere per lui.

Bacci Pagano lo conosciamo da un po’ e, come sfondo alle sue indagini, seguiamo gli sviluppi anche della sua storia personale. Dalla crisi con Clara all’amore per la figlia Aglaja, dall’affetto per il genero Essam, che non sa ancora se associare o meno all’agenzia investigativa, alla nuova (forse) compagna Giulia, una maestra elementare molto tosta che vive nel luogo più disastrato della valle, la diga del quartiere Diamante, e che conosciamo in questa nuova avventura. Un Bacci quindi alle prese con una decisione lavorativa importante e una nuova storia a cui lasciarsi andare.

E poi c’è Genova, immancabile protagonista. E questa volta lasciamo i carrugi per dirigerci verso la val Polcevera, cuore della tragedia causata dal crollo del Ponte Morandi alla vigilia di ferragosto del 2018, quella zona che una volta era ricca di fabbriche e aziende, mentre adesso è alla ricerca di una nuova identità. Una valle che prova a rialzarsi dopo “il” crollo, così come i protagonisti del romanzo provano a rialzarsi dopo il crollo delle proprie vite.

Una storia da leggere con cura, per andare oltre il “noir” e percepire nel profondo i suoi personaggi e i protagonisti tra cui ci sono anche la città e l’intera comunità; una lettura a volte dolorosa per noi genovesi che conosciamo bene i luoghi e la cronaca “reale” legata al quartiere e al momento storico.

Bacci Pagano si conferma in tutte le sue storie il perfetto rappresentante di Genova con il suo carattere schivo, ma sempre con il cuore in mano, per chi lo merita però.

 

 

Morchio, Bruno (Genova 6/8/1954)

Scrittore e psicologo italiano. Laureatosi prima in Lettere moderne e poi in Psicologia, lavora come psicologo e psicoterapeuta e ha pubblicato articoli su riveste di letteratura, psicologia e psicanalisi. Ha esordito come scrittore all’inizio degli anni Duemila, creando il personaggio dell’investigatore privato Bacci Pagano, ironico e disincantato, pubblicando una serie di romanzi ascrivibili al genere noir ambientati nella sua città, Genova, tra cui si ricordano: Bacci Pagano. Una storia da carruggi (2004), Con la morte non si tratta (2006), Le cose che non ti ho detto (2007), Colpi di coda (2010), Lo spaventapasseri (2013), Un conto aperto con la morte (2014), Il testamento del Greco (2015), Fragili verità. Il ritorno di Bacci Pagano (2016), Un piede in due scarpe (2017), Uno sporco lavoro (2018), Le sigarette del manager (2019) e Dove crollano i sogni (2020).

L'Arminuta
Di Pietrantonio, Donatella
Einaudi - 2017

Dalle bibliotecarie...idee di lettura

La storia di un’adolescente, detta “Arminuta”, termine che in dialetto abruzzese significa “La Ritornata”, affidata per necessità economiche a parenti, ora però riportata alla famiglia d’origine, poiché la sua mamma affidataria sta male.

Abituata a vivere nell’agio, tra scuola, danza, nuoto, si ritrova catapultata in una situazione per lei terribile, in una casa dove si vive in condizioni disagiate, con una famiglia in cui l’Arminuta non sa e può riconoscersi.

Ritrova una sorella, Adriana, alla quale, malgrado le difficoltà, la diffidenza reciproca iniziali, si affezionerà sempre più, e tre fratelli: il piccolo Giuseppe, e gli altri due, Vincenzo e Sergio, che la guardano come se stessero scrutando costantemente ogni particolare della sua persona, che ella stessa ignora.

Il maggiore, Vincenzo, per guadagnare qualcosa, si arrabatta a fare le cose più strane,a volte illegali.

L’Arminuta si ritrova in una situazione di ristrettezze economiche, sociali, che non riesce ad accettare e alla quale adattarsi.

Subendo talvolta forme di violenza psicologica, trova sprazzi di gioia, pensando alla casa al mare, dove ha trascorso periodi felici, con la famiglia affidataria, e usa questo ricordo, per fuggire dalle sue vicissitudini.

Pensa spesso alla donna che per lei è “la mamma”, che l’ha allevata, amata, coccolata, e che ora è lontana, e si chiede se si sia ristabilita in salute.

Non riesce a credere che le due persone, da lei sempre ritenute i suoi veri genitori, siano stati capaci di farla precipitare in unabisso infernale.

L’accompagna il bellissimo ricordo della sua amica Pat, a cui pensa con affetto e nostalgia. Riesce a rivederla e passano due giorni insieme, facendo anche la gita che si erano ripromesse.

Fuggita da casa con due dei suoi fratelli, verso la casa al mare, che l’ha ospitata tante volte in un passato che ormai sembra remoto, ritrova lì un po’ di quella serenità che pensava perduta.

A scuola incontrerà un’insegnante, che si accorgerà della sua bravura, e che la manderà al liceo.

Ma l’Arminuta dovrà superare il dolore per la morte del fratello Vincenzo, cui si era affezionata, deceduto in un incidente.

Adalgisa, la parente che l’aveva “affiliata”, fa visita alla madre della ragazza, per parlare dei suoi studi, ma l’Arminuta non c’è …il dovere di essere figlia di due madri, la sconvolge.

Riesce a comunicare con Adalgisa telefonicamente, ma in maniera formale, priva di naturalezza.

È possibile che la donna non comprenda l’amore che prova per lei? Il suo cuore è stretto in una morsa di gelo. Riuscirà a rivederla, a parlarle? …

Consigliamo la lettura di questo libro, che troviamo intenso e coinvolgente, che sa raccontare da un lato di un’anima ferita, spezzata, e dall’altro di gioia attesa e di speranza.

La ricamatrice di Winchester
Chevalier, Tracy
Neri Pozza editore - 2020

 

Dalle bibliotecarie...idee di lettura

Winchester, 1932 - Violet Speedwell è una donna di 38 anni; dopo aver perso il fidanzato durante la prima guerra mondiale, non è più riuscita a rifarsi una vita sentimentale. Per la società dell’epoca, basata sul matrimonio, Violet è considerata una “donna in eccedenza”; a causa dell’età ha scarse probabilità di trovare marito, e per questo motivo, è ritenuta una vera e propria “minaccia”.

Il destino che la attende è quello di accudire una madre insopportabile e prepotente, e, una volta rimasta sola, di concludere la sua vita nella casa del fratello e della cognata. Violet, spinta da un forte desiderio di indipendenza, non accetta questo tipo di futuro e pur con molti timori, decide di lasciare la sua casa di Southampton e di trasferirsi a Winchester. Qui ottiene un lavoro come dattilografa per una compagnia di assicurazione, e per un caso fortuito, riesce ad entrare a far parte di un’istituzione molto rinomata: l’associazione delle ricamatrici della cattedrale.

Le donne di questa associazione si occupano di abbellire la cattedrale con cuscini da preghiera, ricamati con notevole maestria, vere opere d'arte destinate a durare nel tempo. Per Violet poterne ricamare e firmare uno diventa uno scopo di vita, un modo per lasciare un segno tangibile della sua esistenza in un mondo che la vorrebbe invisibile.

Grazie alla frequentazione dell’associazione, Violet instaura un profondo legame di amicizia con Gilda, donna ritenuta per l’epoca “molto particolare” e fa la conoscenza di Arthur, colui che le farà nuovamente ”battere il cuore” e le consentirà di entrare in contatto con il meraviglioso mondo dell’arte campanaria.

La lettura di questo romanzo, grazie ad un’accurata ricostruzione storica, ti consente di respirare a pieno l’atmosfera dell’epoca e di comprendere la condizione femminile di allora.

La protagonista, nonostante i pregiudizi e grazie alle sue scelte coraggiose, cambierà radicalmente la sua vita; perchè è proprio vero che…”un solo filo può cambiare la trama”...ma solo intraprendendo la strada della libertà.

E questo vale per ognuno di noi!!!

Le parole che non ti ho detto
Sparks, Nicholas
Frassinelli - 1998

Dalle bibliotecarie ... idee di lettura 

Theresa Osborne , giornalista, divorziata e madre di un ragazzino dodicenne, è in vacanza a Capecoad e trova una bottiglia contenente una lettera d’amore, che un certo Garret ha indirizzato alla moglie defunta. Le parole di quella lettera così appassionata , fanno decidere la donna di recarsi nella località dove vive Garret. Una marea di domande ed emozioni la travolgono: come sarebbe stato incontrarlo? Cosa avrebbe provato?

Quando ebbe finalmente questa opportunità, si rese conto che quell’uomo aveva riacceso in lei dei sentimenti, ormai assopiti, e che sarebbe stato facile forse innamorarsi di lui. Quella passione a lungo agognata, ora le apparteneva, ma non era esente dalle intemperie della vita.

Un improvviso dramma però sconvolgerà tutti i loro piani, e farà capire a Theresa ciò che prima non riusciva a comprendere. Ella porterà avanti la loro storia, in modo diverso, ritrovando in se stessa il coraggio e la forza per continuare, nonostante tutto, il loro rapporto, che è travolgente, pieno di un sentimento, che si divide fra fragilità e desiderio di “continuare”…..

Questo libro è presente presso le Civiche Biblioteche : “Gallino”, “Berio”, “Bruschi Sartori”, “Brocchi” (… et al.)

Zanna bianca 
Di: Jack London
Edizioni: Crescere
Recensito da: Giovani lettori

Recensione letteraria a cura degli studenti del Liceo Mazzini

Il romanzo, ambientato nel territorio canadese dello Yukon all'epoca della corsa all'oro, ha come protagonista un lupo di nome Zanna Bianca ed è un'incredibile avventura che narra la sua storia attraverso diversi punti di vista.
La vicenda può sembrare a tratti dura, ma ciò che appare crudele o spietato è, in realtà, la legge della sopravvivenza animale: in natura ha successo solo il più forte.
La vita in quel periodo era difficile per tutti: per due uomini che attraversavano le lande ghiacciate, tentando di sfuggire a un branco di lupi affamati e per i lupi che cercavano disperatamente il cibo, disposti persino a seguire le slitte.
La storia insegna anche che bisogna dare a tutti una seconda possibilità: infatti Zanna Bianca, dopo tante vicissitudini divenuto un lupo da combattimento, viene salvato da Weedon Scott, un commerciante convinto che l'animale possa ancora diventare docile e affettuoso, nonostante tutti affermino che ormai i combattimenti lo abbiano reso troppo selvaggio.
Scott però non si arrende e continua i tentativi di avvicinamento al lupo; i suoi sforzi verranno premiati e alla fine Zanna Bianca dimenticherà l'odio e il rancore per gli umani e potrà ricominciare una nuova vita con un nuovo padrone.
Il romanzo è coinvolgente, ricco di descrizioni realistiche di ambienti e personaggi, con una fitta trama che vede l'avvicendarsi emozionante di uomini e lupi sul palcoscenico della vita.

Marcella Brioschi IV Liceo Classico “G. Mazzini”

In biblioteca il libro è a scaffale aperto con la collocazione N.R. Lonzan

Ciò che inferno non è 
Di: Alessandro D’Avenia
Edizioni: Mondadori
Recensito da: Giovani lettori

Recensione letteraria a cura degli studenti del Liceo Mazzini

Federico, adolescente palermitano pieno di incertezze e domande, si appresta a passare l’estate del 1993 come le altre: tra divertimento e spensieratezza. 
Con la sua visita al quartiere di Brancaccio, sotto richiesta del suo professore di religione Don Pino Puglisi, la sua “quotidianità” verrà stravolta da una ragazza, Lucia e da tanti bambini, ognuno con un proprio sogno che gli adulti cercano di reprimere e che Don Pino e in seguito anche lo stesso Federico proveranno a portare avanti, opponendosi alla mafia, con la quale il giovane protagonista si troverà per la prima volta a stretto contatto.

Greta Colaci   IV Liceo Classico “G. Mazzini”

In biblioteca il libro è a scaffale aperto con la collocazione N.A. DAV cio

 

Cose che nessuno sa
di: Alessandro D'Avenia
Edizioni: Mondadori
Recensito da: Giovani lettori

Recensione letteraria a cura degli studenti del Liceo Mazzini

Margherita, la nostra protagonista, sta per iniziare il liceo, una fase della sua vita piena di incertezze e paure. Ma proprio in questo momento il padre decide di allontanarsi dalla famiglia e di non tornare a casa.
La quattordicenne si trova ad affrontare un periodo di totale disorientamento: suo padre insieme alla nonna Teresa era il suo punto di riferimento. Margherita dovrà crescere e si dimostrerà molta coraggiosa, cullata dai versi omerici e ispirata dalla forza di volontà di Telemaco, intraprenderà, in compagnia dell’unico ragazzo che la comprende, Giulio, un viaggio alla ricerca del padre, forse anche alla ricerca di sé stessa. Un romanzo semplice, ma pieno di piccoli colpi di scena, un libro da amare.

In biblioteca il libro è a scaffale aperto con la collocazione N.A. DAV cos

Un giorno anche questo dolore ti sarà utile
Di: Peter Cameron
Edizioni: Adelphi
Recensito da: Giovani lettori

Recensione letteraria a cura degli studenti del Liceo Mazzini

“Un giorno questo dolore ti sarà utile" questo era il motto del campus estivo in barca a vela per ragazzi problematici a cui era stato mandato James, per far sì che stesse fuori durante la separazione dei genitori.
Ritengo che questo romanzo sia caratterizzato da personaggi prevedibili e “a senso unico”. Il giovane protagonista è di New York, si chiama James e ha diciotto anni. La sua famiglia è formata da genitori separati: il padre è quasi inesistente, la madre gestisce un piccolo negozio di arte contemporanea praticamente fallito e la sorella è l’esatto opposto del protagonista, è popolare, studia e vive la vita in modo spensierato, mentre James è un ragazzo sveglio e, proprio perché consapevole di ciò, rimane in dubbio al momento di andare al college, perché di fatto vuole sentirsi diverso dagli altri, ma nello stesso tempo ha un chiaro bisogno di attenzioni. La storia è piuttosto piatta, senza colpi di scena, il protagonista con il tempo si rivela costruito su uno schema già usato più volte, manca completamente di introspezione ed è troppo preso dai suoi castelli mentali sugli altri e su come si comportano, per rendersi conto di ciò che vuole realmente.
Nonostante tutto il libro è scritto in uno stile molto bello e scorrevole. I dialoghi sono ben strutturati e non appesantiscono il corso della storia, come anche i pensieri del protagonista e suoi piccoli monologhi.
Perciò trovo che il libro, per quanto non abbia una trama molto originale, sia gradevole da leggere perché lo scrittore è riuscito a rendere la narrazione viva e piacevole.

Ginevra Golisano IV A Liceo Classico G. Mazzini

In biblioteca il libro è a scaffale aperto con la collocazione N.A. CAM gio

Sonno profondo
Di: Banana Yoshimoto
Edizioni: Feltrinelli
Recensito da: Giovani lettori

Recensione letteraria a cura degli studenti del Liceo Mazzini

La vita è sogno? Ci risponde Kejada Mukaj, invitandoci a leggere “Sonno profondo”.

Libro dell'apprezzatissima autrice giapponese Banana Yoshimoto, "Sonno profondo" raccoglie tre diverse storie, che hanno come protagoniste tre giovani ragazze, ciascuna con una propria personalità e un passato doloroso alle spalle, dove quello che le accomuna sono i problemi con il sonno: Terako, in seguito a una perdita importante, trova un rifugio dalla realtà solo dormendo, senza riuscire a controllarsi, e la sua vita sembra un costante dormiveglia; Shibami si sveglia continuamente e vive avventure e conversazioni, da sonnambula, che lei cataloga come realmente accadute; Fumi non riesce più a dormire, poiché il suo sonno viene perennemente interrotto da persone che si intrufolano nei suoi sogni.
Lo stile distintivo della Yoshimoto, dolce, elegante e delicato, ma allo stesso tempo incisivo, con una narrazione dal finale aperto, immerge il lettore in un'atmosfera quasi spirituale, lo fa entrare in contatto con la storia e la psicologia delle protagoniste, accompagnandolo in un mondo magico e insieme terrificante, dove sogni e realtà si confondono, dove il sonno è insieme rifugio dai problemi della vita quotidiana, ma anche alienazione di sé.

Kejada Mukaj II B Liceo Classico “G. Mazzini”

In biblioteca il libro è a scaffale aperto con la collocazione N.A. YOS son

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